In Europa, un mezzo molto utilizzato per muoversi è l’autobus. In questa maniera si va da una capitale all’altra. Viaggi che possono durare anche due giorni, tra autostrade e autogrill. Ci si ferma ogni due o tre ore, di solito soste brevi. Si parte la sera per arrivare a destinazione il giorno dopo, come è successo a me, quando decisi di affrontare la tratta tra Londra e Parigi proprio in questo modo.
Quell’estate ero già in viaggio da una decina di giorni, e mi trovavo un po’ a corto di soldi. Così iniziai a pensare a come tornare a casa, a Roma.
Scoprii che avevo questa possibilità proprio lì, a Londra. Il treno era molto costoso e gli autobus, a quanto pare, sono molto popolari in Inghilterra. Un po’ come nei film americani, d’altronde la cultura è quella. Comprai il biglietto, certo che era la scelta giusta e che sarebbe stato un buon viaggio.
La sera che dovevo partire andai alla stazione degli autobus, vicino a quella dei treni. Chiesi informazioni ad un controllore, o qualcosa del genere, in uno stentato inglese. Lui mi rispose in italiano, evidentemente aveva capito da quale parte del mondo venivo. La stazione era piena di gente. Molti, per lo più extracomunitari, chiedevano l’abbonamento dei mezzi pubblici, a quelli come me che dovevano abbandonare la città.
Erano circa le nove di sera, quando partimmo. Vicino a me c’era una ragazza francese che non arrivava a trent’anni, si mise le cuffiette il cappuccio e via. Io mi girai verso il finestrino, per guardare di fuori. L’immagine della vecchia centrale elettrica di Londra, quella della copertina del disco dei Pink Floyd, mi si presentò davanti. La riconobbi subito.
Ci fermammo in un autogrill vicino all’eurotunnel, dovevamo aspettare il nostro slot, vale a dire l’ora in cui potevamo fare l’attraversata. Nel parcheggio c’era un pannello luminoso con tutti gli orari di apertura è chiusura. Quando era il momento di ripartire, proprio la mia compagna di viaggio non si trovava, rischiavamo di perdere lo slot. L’autista quindi scese e tornò con la ragazza al suo fianco.
Caricarono tutto l’autobus su un vagone del treno e ci vietarono di fare le foto. Noi non potevamo scendere quindi, dovevamo restare al nostro posto. Il vagone era completamente chiuso, si aveva la percezione del movimento solamente dalle curve, quando si inclinava. Così attraversammo la manica.
In Francia il viaggio prosegui per diverse ore, ci fermammo spesso, ma la maggior parte dei miei compagni di viaggio non scendeva, anche io non scendevo quasi mai, rimanevamo a dormire. In una sosta salirono a bordo due gendarmi, controllarono due ragazzi neri. Volevano vedere se c’era qualcuno che entrava in Francia clandestinamente.
Come previsto, arrivammo a Parigi la mattina presto, erano le sette, le strade erano semideserte. La città ancora non si era svegliata. Io dovevo proseguire il mio viaggio. La prossima tappa sarebbe stata Genova.
L’autobus tutto sommato è un mezzo abbastanza comodo ed economico. Con cinquanta euro si può andare da Roma a Praga, per esempio. Se vi trovate a corto di soldi ma non di tempo, non rinunciate a viaggiare, fatelo in autobus.