L’inchiesta riguardante l’uso illecito delle banche dati riservate della Direzione Nazionale Antimafia (Dna) e l’abuso di sistemi informatici delle forze dell’ordine si allarga ulteriormente. La prossima udienza, prevista per il 12 novembre, sarà cruciale per definire il futuro giudiziario del tenente Pasquale Striano e dell’ex sostituto procuratore Antonio Laudati, entrambi sotto accusa per l’accesso non autorizzato a informazioni riservate. Il procuratore capo di Perugia, Raffaele Cantone, ha depositato una serie di nuovi documenti che potrebbero incidere significativamente sulla vicenda, sottolineando la vastità degli accessi contestati.
Un pozzo senza fondo: nuovi atti contro Striano
Nell’udienza più recente, durata meno di un’ora, Cantone ha introdotto ulteriori prove che documentano numerosi nuovi accessi effettuati dal tenente della Guardia di Finanza Pasquale Striano. Secondo l’accusa, il militare avrebbe scaricato oltre 200.000 documenti dalla banca dati Dna, relativi a indagini delicate, informative di polizia e ordinanze giudiziarie. Questi atti risalirebbero al periodo 2019-2022 e sarebbero stati trasferiti illegalmente. Parte di queste informazioni, sostiene la procura, sarebbero poi state diffuse a giornalisti o altri soggetti ancora sconosciuti.
La posizione di Laudati e il pericolo di inquinamento probatorio
Oltre a Striano, è sotto accusa anche Antonio Laudati, ex sostituto procuratore della Direzione Nazionale Antimafia, per il rischio di inquinamento probatorio. Cantone ha depositato un approfondimento sulla sua posizione, evidenziando il pericolo che Laudati possa influenzare le prove raccolte. Entrambi gli indagati, tuttavia, non erano presenti in aula durante l’udienza, e le loro difese si sono opposte all’acquisizione dei nuovi atti, sostenendo che fossero inutilizzabili.
La difesa si oppone
Gli avvocati di Striano e Laudati, Andrea Castaldo e Massimo Clemente, hanno contestato il nuovo materiale presentato, ritenendolo irregolare. Secondo Clemente, i numeri relativi agli accessi abusivi sono già impressionanti e ora, con queste nuove prove, sembrano raddoppiati. “Stiamo valutando se far rilasciare dichiarazioni spontanee ai nostri assistiti”, ha affermato l’avvocato di Striano, lasciando intendere che la difesa potrebbe modificare la propria strategia nelle prossime settimane.
Le accuse contro i due indagati
L’inchiesta ha rivelato centinaia di accessi abusivi ai sistemi informatici utilizzati dalle forze dell’ordine e dalla Dna, con Striano accusato di aver consultato dossier riservati riguardanti personalità di spicco della politica, dell’economia e dello sport. Tra i nomi coinvolti emergono figure pubbliche come il rapper Fedez e l’ex calciatore Massimiliano Allegri. Laudati, invece, è indagato per falso e abuso d’ufficio, quest’ultimo reato ora abolito, ma collegato a richieste sospette di apertura di “dossier pre-investigativi”.
Una montagna di documenti scaricati
Secondo le indagini, Striano avrebbe effettuato migliaia di accessi alle banche dati del sistema Dna, oltre che a piattaforme come Sdi e Serpico, utilizzate per monitorare attività sospette. Il numero totale di documenti scaricati supera i 200.000, ma il destino di gran parte di queste informazioni rimane sconosciuto. Gli inquirenti stanno cercando di tracciare chi abbia ricevuto il materiale e per quale scopo.
Prossime tappe dell’indagine
La prossima udienza sarà determinante per stabilire se i nuovi atti presentati dalla Procura saranno ammessi al fascicolo dell’inchiesta. I giudici del Riesame di Perugia dovranno decidere se accettare il materiale o accogliere le obiezioni della difesa. Cantone, intanto, continua a sostenere che queste nuove prove rafforzino l’accusa contro i due indagati, evidenziando come siano emersi nuovi elementi che giustificano una revisione delle misure cautelari, finora respinte dal Gip.
La vicenda sembra essere solo all’inizio e potrebbe portare alla luce ulteriori dettagli su un sistema di accessi abusivi che coinvolge non solo i due principali indagati, ma anche altri attori.