Un fenomeno inquietante sta attraversando la società americana e coinvolge direttamente le relazioni diplomatiche internazionali: si tratta del Fentanyl, un oppiaceo di origine sintetica che, nato come analgesico, è stato rapidamente trasformato in una droga letale dagli ingegnosi traffici delle organizzazioni criminali transnazionali. Questo stupefacente, prodotto utilizzando sostanze chimiche provenienti prevalentemente da Cina e India, trova i suoi laboratori di trasformazione in Messico, gestiti dai potenti cartelli della droga.

Gli episodi recenti mettono in luce la complessità e la pericolosità del problema. Come, ad esempio, il boss incarcerato in California dal 1998, che ha orchestrato traffici attraverso l’Alaska utilizzando donne definite “mogli” come corrieri. A Washington non è sfuggita l’attività sospetta di alcune aziende indiane che hanno inviato negli Stati Uniti quelle che chiamavano “vitamine,” ma che in realtà erano tutt’altro che integratori. E ancora, un cartello messicano ha addirittura sperimentato il Fentanyl su esseri umani per verificarne l’efficacia, tentando di evitare l’uso di cavie animali.

Il Fentanyl ha creato un’elevata domanda tra i consumatori americani e le gang non si sono fatte sfuggire l’opportunità di rispondere prontamente. Gli ingredienti fondamentali per la produzione di questa droga giungono spesso attraverso i porti messicani come Manzanillo e Lazaro Cardenas, nascosti tra legittime merci alimentari o farmaceutiche.

Negli ultimi tempi, le modalità di trasporto sono cambiate: se in passato la droga veniva inviata in polvere, ora vengono preferite compresse, come le note M30, considerate più facili da maneggiare e distribuire. Questo cambiamento è stato dettato anche dalla crescente preoccupazione per gli effetti mortali, visto che ogni anno negli Stati Uniti sono registrate migliaia di morti per overdose, spesso a causa di un mix letale di Fentanyl ed eroina.

Le organizzazioni dietro questo traffico sfrenato sono i noti cartelli di Sinaloa e di Jalisco-Nueva Generación. Entrambi contribuiscono a sostenere il flusso della droga e al contempo lottano per mantenere il controllo dei territori e dei corridoi strategici per il traffico verso il nord. Con un costo di produzione di un chilogrammo che si aggira attorno agli 800 dollari e un rendimento di circa 640 mila dollari, l’attrazione del guadagno è irresistibile e spinge i cartelli a proseguire senza sosta.

Questo commercio, però, ha visto anche un coinvolgimento di insospettabili cittadini americani che, con la promessa di grosse ricompense, si prestano a fare da corrieri attraverso i confini. Spesso sono proprio i cittadini statunitensi a essere fermati con “pacchi” di Fentanyl, contrariamente alla percezione comune che addebitava il traffico solo ai migranti illegali. In un inquietante parallelismo, altrettanti americani trafficano armi per i cartelli.

La questione ha avuto forti ripercussioni anche sul piano diplomatico, con gli Stati Uniti che hanno accusato Messico, Cina e India di non fare abbastanza per contrastare il traffico illecito di Fentanyl. Le accuse rivolte dal governo di Donald Trump al Messico di complicità sono state particolarmente pesanti, aggiungendosi alla già complessa questione dei dazi commerciali.

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