Il film “Match Point” di Woody Allen, presentato il 12 maggio 2005 al Festival di Cannes, si configura come uno dei capolavori del regista, segnando una svolta significativa nella sua carriera. Questa pellicola esplora i temi del caso, della colpa e del desiderio, con una prospettiva disincantata e in parte nichilista. Ambientato per la prima volta a Londra anziché a New York, il film avvia una serie di produzioni europee per Allen, portando lo spettatore in un contesto sociale borghese dove il destino dei personaggi è governato dall’arbitrarietà degli eventi piuttosto che dalla giustizia.

Il protagonista, Chris Wilton, interpretato da Jonathan Rhys Meyers, è un ambizioso istruttore di tennis che si inserisce nel mondo dell’alta società sposando Chloe, figlia di un ricco industriale. Tuttavia, viene attratto dall’affascinante ed instabile Nola Rice, interpretata da Scarlett Johansson, ex fidanzata del cognato. Questa relazione clandestina culmina in un duplice omicidio, spingendo Chris in un dilemma morale mentre tenta di nascondere il delitto.

Allen confeziona un dramma morale che annulla la classica dicotomia tra colpa e punizione. Al di là del triangolo amoroso, il film mette in luce un conflitto psichico in cui i protagonisti sono ostaggio dei propri desideri inconsci e incapaci di integrare elementi perturbanti come Nola, figura del desiderio minacciosa per l’ordine borghese. La colpa si dissolve all’interno di un sistema che protegge il soggetto colpevole, un mondo post-cristiano e post-freudiano dove il male può persistere impunito.

La metafora della palla da tennis che oscilla sul nastro è emblematica: rappresenta un universo governato dal caso, con l’esito del match, e delle vite dei personaggi, appeso a un filo. Non vi è catarsi né vera giustizia, ma solo una rimozione delle verità scomode per adattarsi al mondo borghese. La celebrazione della nascita alla fine del film suggerisce un’accettazione del delitto come parte intrinseca della sopravvivenza.

Con “Match Point”, Woody Allen abbraccia una visione cinica, negando la possibilità di un ordine morale superiore che ricompensi i giusti e punisca i malvagi. Questo film segna l’inizio di una nuova fase nella carriera del regista, solo destinata a consolidare la sua reputazione come l’unico autore ‘balzachiano’ del cinema americano.

3 pensiero su “Match Point di Woody Allen: il nichilismo e il caso in un capolavoro del cinema”
  1. Ueh, a me sti film tanto complicati non piacciono, ma almeno c’è Scarlett Johansson che è na bella pupa! Il resto boh… troppo filosofico per i miei gusti.

  2. Match Point è uunaa delle opere più sofisticate di Allen. L’uso del caso come un fattorre determinante nella vita è unn tema affascinante ee profondamente reaalistico. Decisamente un film da vedere e rivedere.

  3. Sto film me lascia un po perplesso… cioè, sto Chris fa na cosa bruttissima e poi niente succede? Mamma mia, ma dove andremo a finire…

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