Prima di questa guerra, la NATO era un residuato bellico, o poco più. Uno stipendificio e un poltronificio, come quelli che noi italiani conosciamo bene. Parcheggio dorato per trombati della politica internazionale, e per tutti quelli che si volevano lontano dai palazzi del potere che conta. Vedi la velata candidatura di Draghi, fatta da più parti della politica italiana, non ultimo il PD.
A quanto pare la prossima presidenza, in una logica di rotazione, potrebbe essere data all’Italia. Proprio questa circostanza ha scatenato un balletto di nomi mica male; almeno prima che la faccenda si facesse seria, causa guerra. Con Letta che candida Renzi, per toglierselo dalle scatole; e a sua volta Renzi, capita l’antifona, candida Letta.
Oggi, proprio grazie a Putin, la NATO, è tornata ad essere centrale. È tornata ad essere ambita, soprattutto dalle nazioni che confinano o sono vicine alla Russia, come Svezia, Finlandia e Moldavia.
L’operazione di Putin, proprio per questo, ha già travalicato i confini della guerra in Ucraina. Diventando una guerra di principio, monito per tutte quelle dittature che intendono allargare i propri domini territoriali. Sarebbe infatti un pessimo segnale per tutto il mondo, un’eventuale vittoria della Russia. Un tuffo in un passato, fatto di colonie e sfere di influenza, che pensavamo ormai essere solo storia da studiare sui libri.
Una cosa è certa. La più grande spinta ad un allargamento della NATO, viene proprio da chi intendeva contrastarlo, vale a dire la Russia.