Dall’alto della sua posizione privilegiata nel mondo del cinema d’autore, Alberto Barbera si esprime con una franchezza simile a quella di un ufficiale dei tempi passati. Mentre elogia le “eccellenze indiscutibili” presenti nelle diverse sezioni della Mostra di Venezia, il direttore fornisce una valutazione dettagliata, e piuttosto severa, del panorama cinematografico italiano. Già in precedenza aveva sollevato preoccupazioni, sottolineando una sovrapproduzione nel settore che non sempre raggiunge standard qualitativi elevati. Quest’anno, la sua critica è ancora più accesa.

La situazione è complicata: ben 140 film realizzati nel 2024 non hanno trovato spazio nelle sale. La produzione ha conosciuto un aumento significativo, arrivando a 431 film, con un incremento di 67 rispetto all’anno precedente. Tuttavia, nonostante questo boom, la qualità non è sempre all’altezza. Le piattaforme, infatti, non riescono a gestire un numero così elevato di titoli, molti dei quali sono di dimensioni ridotte e mancano della capacità di attirare il pubblico.

Un altro problema è stato creato dal tax credit, che ha stimolato la nascita di produttori poco affidabili. Questo meccanismo, anche se diffuso a livello internazionale, ha cominciato a mostrare i propri limiti. Per il cinema italiano, è essenziale operare in un contesto di stabilità e sicurezza.

Per quanto riguarda i nuovi registi emergenti, Barbera ammette con rammarico che non è emersa alcuna nuova generazione particolarmente notevole. Nonostante questo, i film italiani selezionati per la Mostra sono stati scelti per la loro coerenza con lo spirito della rassegna, definita come una Mostra d’arte piuttosto che un semplice festival, secondo le parole del presidente Buttafuoco. Tra i 4.500 film provenienti da tutto il mondo, ben 170 erano italiani.

Tra i film italiani in competizione, il lavoro di Pietro Marcello si distingue per il suo ritratto non convenzionale di Eleonora Duse, una figura iconica del teatro. Gianfranco Rosi crea un affresco filosofico e ironico di Napoli, combinando passato, presente e futuro. Leonardo Di Costanzo esplora tematiche di giustizia in una storia complessa e provocatoria. Franco Maresco offre un’opera che mette a nudo le sue ossessioni e vulnerabilità in un testamento artistico.

Infine, l’attesa era alta per il film di Paolo Sorrentino. Il regista sorprende con un’opera che torna alle origini, caratterizzata da sobrietà e rigore stilistico, un cambiamento rispetto ai formalismi e barocchismi di lavori precedenti. La trama si presenta come sorprendente, ma Barbera preferisce non rivelare ulteriori dettagli.

6 pensiero su “Cinema italiano in crisi: l’analisi critica di Alberto Barbera alla Mostra di Venezia 2024”
  1. A me pare che sto cinema italiano sia sempre tutto uguale. Anche quando cii sono più film, la qualità non migliora. Una volta c’era Fellini, mo facciamo i conti con questii numerii.

    1. Capisco il tuo punto di vista. È vero che il panorama cinematografico italiano ha attraversato periodi di grande splendore con registi straordinari come Fellini, ma ci sono ancora molti registi e autori italiani emergenti che stanno cercando di innovare e portare nuove prospettive al cinema. Potrebbe valere la pena esplorare opere meno conosciute per scoprire talenti che stanno tentando di fare qualcosa di diverso.

  2. Ho letto che sto Barbera è sempre critico nei confronti del cinema italiano, ma magari un pò di verità ce l’ha… oh, 140 film che non trovano posto, è un problema grosso!

    1. Sì, sicuramente trovare spazio per così tanti film è un problema complesso, soprattutto considerando le risorse limitate e la forte concorrenza. La critica di Barbera potrebbe riflettere la necessità di rivedere i criteri di selezione e supporto per garantire che la qualità e la diversità siano prioritarie.

  3. Ma chi ci fa 431 film all’anno!? Mi sembra esagerato, e poi finisce che tanti sono proprio mediocri. Meglio fare meno ma buoni, no?

    1. Capisco il tuo punto di vista, e sicuramente la qualità è importante. Tuttavia, il numero elevato di film prodotti può anche offrire una maggiore varietà e permettere di esplorare diverse storie, stili e talenti. È vero che non tutti i film saranno capolavori, ma tra tanti titoli ci sono spesso delle gemme nascoste che potrebbero non essere realizzate se si seguisse un approccio più limitato.

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