Il recente referendum in Italia ha evidenziato il difficile cammino verso il raggiungimento del quorum, con un’affluenza che si è arrestata al 22,73%, ben lontana dal 50% più uno necessario. Questo risultato era stato ampiamente previsto dai leader principali del “Campo stretto”, tra cui Elly Schlein, Nicola Fratoianni e Giuseppe Conte, i quali fin dall’inizio avevano mostrato scetticismo riguardo al raggiungimento del quorum.
L’analisi dei voti espressi nelle diverse regioni italiane rivela che la Toscana si è distinta per la maggiore partecipazione, con un’affluenza del 29,99%, mentre il Trentino Alto Adige ha registrato il dato più basso, pari al 16,13%. Questo scenario riflette una disaffezione generale verso il referendum, che si è manifestata nonostante la rilevanza dei quesiti relativi al lavoro e alla cittadinanza italiana.
Il contesto attuale mette in luce la necessità per il Partito Democratico, il Movimento 5 Stelle e l’Alleanza Verdi e Sinistra di riconsiderare le loro strategie se desiderano ottenere successi nelle future competizioni politiche. L’esito del referendum sottolinea che, senza un’alleanza più ampia, le possibilità di una rivincita elettorale risultano limitate.
Nel corso della giornata di voto, i rappresentanti politici hanno partecipato all’evento in maniera eterogenea: Giorgia Meloni, Presidente del Consiglio, si è recata al seggio senza ritirare le schede, mentre Sergio Mattarella, Presidente della Repubblica, ha espresso il suo voto a Palermo. Intanto, Mauricio Landini, segretario della Cgil promotrice di quattro dei cinque quesiti, ha votato a San Polo d’Enza.
Nel contesto di un’affluenza in calo rispetto a tornate referendarie precedenti, emerge una riflessione più ampia sull’uso dello strumento referendario, come sottolineato dal leader di Noi Moderati, Maurizio Lupi. L’eccesso di quesiti e la modalità di raccolta delle firme sembrano aver inflazionato questo fondamentale strumento di democrazia diretta, minando la partecipazione elettorale e l’effettiva rappresentatività dei risultati.
A livello storico, i referendum in Italia hanno registrato un successo alterno nel raggiungimento del quorum, con appena 39 su 67 questioni abrogative che hanno superato la soglia. L’attuale scenario, quindi, non rappresenta un’eccezione, ma piuttosto la continuazione di una tendenza consolidata verso una crescente diffidenza verso i referendum come mezzo efficace per indirizzare le politiche nazionali.