L’Unione Europea sembra puntare su un alleato inatteso per liberarsi dell’energia russa: le compagnie petrolifere e del gas. Tuttavia, l’entusiasmo non è unanime. Martedì, la Commissione Europea presenterà un ambizioso piano per tagliare i residui legami energetici del blocco con la Russia. Secondo alcuni diplomatici, il piano potrebbe concedere alle aziende il potere di disinvestire dalla Russia, permettendo loro di risolvere anticipatamente i contratti. Bruxelles si trova in una situazione complessa: con il supporto per ulteriori sanzioni energetiche che vacilla e alcuni funzionari che contemplano il ritorno ai combustibili russi, si cercano alternative concrete. Anche il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha recentemente ventilato la possibilità di rimuovere alcune delle rigide restrizioni poste sulla Russia.

Di fronte a tali difficoltà, l’UE cerca di lanciare un forte messaggio di distacco permanente dai combustibili russi. “Nonostante abbiamo ridotto notevolmente la nostra dipendenza, nel 2024 importavamo ancora il 19% del gas dalla Russia”, ha spiegato il capo dell’energia UE, Dan Jørgensen. Questo dato sottolinea una vulnerabilità che Bruxelles vuole eliminare. Tuttavia, il mercato potrebbe non rispondere favorevolmente. Esistono infatti timori che le aziende tornino al gas russo una volta che la situazione geopolitica lo permetterà.

Il piano, definito “roadmap”, è stato una delle promesse principali della presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen. Nonostante le difficoltà, Jørgensen insiste che il focus sarà su gas, petrolio e nucleare. A rallentare i progressi è stata anche la speranza di un accordo sul gas con gli Stati Uniti, mai realizzato. Intanto, le importazioni di gas naturale liquefatto russo stanno crescendo, a dispetto degli sforzi di sostituirlo con forniture statunitensi.

Anche se l’Ungheria si mostra ostile a nuove restrizioni, la presidenza della Commissione Europea non demorde. Viktor Orbán, premier ungherese, si oppone fermamente, ma la sua posizione non appare sufficiente a fermare il piano in arrivo. Al contrario, resta fondamentale mantenere la pressione su Mosca mentre il consenso per nuove sanzioni energetiche si affievolisce. Alcuni paesi UE spingono comunque per misure più severe, consapevoli dell’importanza di ridurre i finanziamenti alla Russia.

Ciò nonostante, il mercato potrebbe non cogliere appieno le possibilità offerte dal nuovo piano. Le speculazioni su un avvicinamento tra Europa e Russia, alimentate anche dal riavvicinamento tra Trump e Mosca, complicano la situazione. Alcuni leader industriali ritengono che una ripresa delle importazioni di energia economica dalla Russia possa avvenire rapidamente, ove le condizioni lo permettano. Tuttavia, le criticità legislative e infrastrutturali potrebbero frenare eventuali riavvicinamenti commerciali.

Sia José Emilio Signoretto di Eurogas che altri operatori del settore sottolineano che le imprese si sono già adeguate a una nuova realtà energetica, diversificando le fonti. In definitiva, saranno le dinamiche di mercato a orientare le scelte future più delle direttive politiche. Signoretto avverte che, malgrado le speculazioni, l’equilibrio tra domanda e offerta sarà determinante nel lungo periodo.

Indipendentemente dalle decisioni politiche, la lezione appresa dalle crisi passate dovrebbe guidare i decisori nel pianificare un futuro energetico più sicuro e indipendente.

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