La guerra tra Russia e Ucraina ha portato a una crisi umanitaria di portata storica, con la Russia che perde circa 30.000 persone al mese negli ultimi sei mesi. Questa situazione si è trasformata in un grave problema per Mosca, che fatica a sostituire le perdite con nuove reclute. Recenti rapporti indicano che l’esercito russo ha iniziato a includere per la prima volta nelle sue truppe d’assalto anche donne, reclutate principalmente dalle colonie penali. Questo avviene mentre il numero dei volontari disposti a combattere è drasticamente diminuito, con un calo del 59% nel secondo trimestre di quest’anno rispetto al 2024.
All’interno della Russia, cresce il malcontento tra i combattenti nel Donbass, che criticano la gestione della guerra da parte del Cremlino e chiedono una mobilitazione di massa di 1,5 milioni di soldati per cambiare le sorti del conflitto. Nel frattempo, i cittadini russi devono affrontare lunghe code per il carburante, a seguito degli attacchi ucraini alle raffinerie.
Nonostante le difficoltà, Mosca potrebbe ancora raggiungere i suoi obiettivi, ma è altrettanto vero che l’Ucraina non sta perdendo, come a volte si afferma. Grazie alla sua resistenza e alla tecnologia moderna, l’Ucraina può ancora aspirare a mantenere il controllo sull’80% del suo territorio. Le guerre oggi sono fortemente influenzate dalla propaganda, ma una cosa è certa: il conflitto in Ucraina non ricalca le dinamiche delle guerre mondiali del passato, in cui le superiorità numeriche o i mezzi corazzati svolgevano un ruolo decisivo.
Oggi, droni e intelligenza artificiale hanno rivoluzionato il modo di combattere, trasformando la guerra in un confronto tra capacità produttive e innovazione tecnologica. Piloti a centinaia di chilometri di distanza possono guidare droni per attaccare, eliminando il fronte umano. Questa nuova realtà implica un ripensamento da parte dell’Europa e dell’Italia su come supportare l’Ucraina, concentrandosi su ciò che è veramente urgente.
La Russia afferma di aver conquistato solo una piccola porzione di territorio ucraino negli ultimi sei mesi, un avanzamento che appare lento e costoso in termini di vite umane. Secondo l’Institute for the Study of War di Washington, avanzare dello 0.39% del territorio ucraino è costato circa 60 perdite umane per chilometro quadrato, il che porterebbe a una stima di 400.000 perdite per ogni 1% del territorio. Nonostante la censura sulle statistiche demografiche in Russia, è evidente che la guerra rappresenta una catastrofe umana.
Putin sembra voler evitare una nuova mobilitazione di massa per non inasprire ulteriormente le tensioni interne. Tuttavia, pressioni e coercizioni sono in aumento nei penitenziari femminili, dove le detenute vengono spinte a firmare contratti per combattere in prima linea, rendendo il sistema carcerario una delle principali fonti di nuove reclute.
Anche l’Ucraina sta pagando un prezzo alto, pur avendo meno perdite rispetto ai russi. Il paese fatica a mantenere un’adeguata densità di truppe lungo il fronte, e il suo sistema di mobilitazione mostra segni di debolezza. La lentezza delle avanzate russe si spiega con la difficoltà di mantenere il controllo delle aree conquistate senza il supporto di nuove armi e tecnologia.
In ultima analisi, il conflitto in Ucraina è una guerra di droni, in cui chi possiede i mezzi tecnologici più avanzati e penetranti mantiene un vantaggio. Questo contesto richiede un approccio aggiornato e adattato alle nuove modalità di combattimento, per sostenere efficacemente l’Ucraina nel suo sforzo per la libertà e l’indipendenza.