A Kananaskis, in Alberta, il vertice del G7 di questa settimana vede il team di Keir Starmer puntare al ruolo di principale mediatore di Donald Trump. In un contesto di tensioni crescenti tra Israele e Iran, persistenti attriti in Ucraina e una guerra commerciale globale alimentata dai dazi imposti da Trump, le sfide da affrontare sono innumerevoli. Viaggiando verso il Canada, Starmer ha dichiarato ai giornalisti che il vertice sarà caratterizzato da “discussioni intense” su questi temi, sottolineando allo stesso tempo la sua “buona relazione con il presidente Trump”.
Un membro del governo britannico ha sottolineato che l’impegno del Regno Unito ad aumentare la spesa per la difesa offre a Starmer un’opportunità unica per persuadere Trump a supportare maggiormente l’Ucraina, consolidando così il suo ruolo di collegamento con gli altri leader del G7. “È un rapporto molto personale con Trump”, ha aggiunto. “Trump preferisce interazioni dirette e quel tipo di rapporto è essenziale”. Tuttavia, la posizione di Starmer non è l’unica tra le file dei leader europei. Emmanuel Macron, con una lunga storia di relazioni con Trump, e Giorgia Meloni, ideologicamente vicina al suo movimento, sono anch’essi in gioco per lo stesso ruolo.
John Bolton, ex consulente per la sicurezza nazionale di Trump, ha dichiarato che il presidente vede le relazioni internazionali attraverso le lenti delle relazioni personali tra i leader. La famosa stretta di mano tra Macron e Trump pochi anni fa è stata un simbolo di questa dinamica. Bolton ha avvisato Starmer di ponderare attentamente quanto investire in tali mediazioni tra Europa e Stati Uniti.
La strategia britannica di “love bomb” si basa sull’elevato quoziente intellettivo ed emozionale di Starmer, frutto di mesi di preparazione. Il premier britannico, durante un incontro nello Studio Ovale, ha mostrato una inusuale dimostrazione di affetto, cosa che secondo gli osservatori ha portato a un rapporto apparentemente caloroso tra i due leader. Tuttavia, le ricadute pratiche di questo legame non sono sempre tangibili, come dimostra il recente rinvio per ottenere esenzioni dai dazi USA su acciaio e automobili britannici.
Anche Macron ha adottato simili tattiche durante il suo mandato, invitando Trump a eventi d’importanza nazionale. Nonostante ciò, l’Unione Europea ha mantenuto un ruolo attivo nel proporre nuove sanzioni contro la Russia, con Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, che ha spinto per un abbassamento del prezzo del petrolio russo.
Fred Fleitz, ex collaboratore di Trump, ha espresso che il presidente prova un certo “risentimento” per la mancanza di serietà di Putin nei negoziati di pace, indicando che possibili nuove sanzioni potrebbero essere imminenti, pur mantenendo aperta la porta al dialogo. Tuttavia, Trump conserva un forte astio nei confronti dell’Unione Europea, un sentimento condiviso da Giorgia Meloni, il cui euroscetticismo è ben noto.
Meloni, sfruttando i suoi legami con il movimento MAGA, ha costruito una solida rete di relazioni internazionali, particolarmente in ambito migratorio. Durante una visita alla Casa Bianca, ha discusso con Trump di “nazionalismo occidentale”, rafforzando il suo ruolo di primo piano nel G7 attraverso incontri chiave tra personalità politiche statunitensi ed europee.
Il mondo intero osserva con attenzione i segnali che emergono da Kananaskis: rispetto per i leader e possibilità di avanzamenti concreti sui temi cruciali in agenda sono in cima alle aspettative.