Fabio Dal Pan sarà uno degli ospiti illustri al festival veneziano “Pavè, Pedalando a Venezia”, un evento dedicato alla narrazione ciclistica in programma dal 9 all’11 maggio. Questo festival offre un’opportunità unica per discutere di mobilità sostenibile, cicloturismo e del nostro vivere presente, cercando di immaginare futuri più sostenibili.

Durante la sua presentazione prevista per il 4 maggio, all’Auditorium M9 – Museo del ’900 di Mestre, Dal Pan condividerà la storia del suo viaggio del luglio 2024: una traversata che lo ha portato dalle Dolomiti al Dôme des Écrins, seguendo simbolicamente le orme di Göran Kropp.

Kropp, leggendario alpinista svedese, nel 1995 intraprese un’incredibile avventura partendo da Stoccolma in bicicletta con l’intento di raggiungere l’Everest e scalarlo autonomamente, rinunciando a qualsiasi supporto esterno, compreso l’ossigeno supplementare. Questo spirito di avventura e resilienza è stato un esempio importante, e Dal Pan ha scelto di adottare la stessa filosofia: esplorare i limiti personali attraverso l’essenzialità e l’accettazione della fatica.

L’avventura di Dal Pan è stata raccontata sulle pagine della rivista “Alvento” e ora arriva al festival per approfondire il concetto di viaggio e scoperta. L’ammirazione per Kropp nacque dalla lettura di “Aria Sottile” di Jon Krakauer, che descrive l’alpinista come figura emblematica al campo base dell’Everest nel 1996, caratterizzato da una scelta di vita estrema e pura.

Il viaggio intrapreso da Dal Pan non intendeva replicare l’impresa di Kropp, ma celebrarne lo spirito. In compagnia di Gianluca, un amico e alpinista di Torino, si è imbarcato in un percorso che comprendeva 650 km in bicicletta e 4700 metri di dislivello in cinque giorni, attraversando suggestive località come Verona e Pavia, fino a raggiungere Briançon.

L’obiettivo finale era il Dôme de Neige Des Écrins, con arrivo a piedi per rispettare la montagna e l’essenza dell’esperienza alpina, senza comfort o aiuti esterni. Un percorso al quale il ritorno alla semplicità ha dato un valore aggiunto, simile all’appagamento di un pane fatto in casa.

Alla fine, l’intera esperienza e la sua narrazione rappresentano un momento di riflessione sulle sfide e le gioie del viaggiare, un viaggio lento che rispecchia una connessione più profonda con il territorio e con se stessi.

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