In un’edizione dominata dalle opere femminili, il Far East Film Festival di Udine ha assegnato il prestigioso Gelso d’oro, su decisione del pubblico, al film “Her Story” diretto dall’acclamata regista cinese Shao Yihui. L’opera narra la coinvolgente e a tratti comica avventura di una donna che, dopo un divorzio, cerca di ricostruire la propria esistenza accanto alla figlia piccola, battendosi contro una società che perpetua la sottomissione femminile. Mentre il film “Like a Rolling Stone” di Yin Linchuan metteva in luce come le strutture familiari possano costituire un freno all’emancipazione, “Her Story” illustra il potere della rinascita e dell’autonomia personale.
La protagonista, Wang Teimei, interpretata da Song Jia, è una giornalista affermata che, dopo la separazione, si trova costretta a rinunciare alla carriera e ad adattarsi a un nuovo tenore di vita per poter prendersi cura della figlia, Moli. Cercando un nuovo equilibrio, accetta un lavoro part-time in un’agenzia di comunicazione e si trasferisce in un caratteristico palazzo di Shanghai. Qui, grazie al sostegno della vicina musicista con cui stringe un legame di fiducia e condivisione di idee progressiste, Wang riscopre la speranza per il futuro.
Nel panorama delle novità cinematografiche di quest’anno, un’altra storia di emancipazione femminile, proveniente dalle Filippine, cattura l’attenzione: si tratta di “Sunshine” di Antoinette Jadaone. Questo film segue le vicende di una giovane ginnasta, appunto chiamata Sunshine, la quale, a pochi mesi dalle qualificazioni olimpiche, scopre di essere incinta. Con il compagno che evita le responsabilità, Sunshine deve affrontare da sola una realtà complessa. Il racconto non si limita al suo difficile cammino per interrompere la gravidanza in un Paese in cui l’aborto è penalmente sanzionato, ma si estende anche alle criticità sociali e morali delle Filippine.
Attraverso le esperienze di Sunshine, il film denuncia la tenace ipocrisia delle istituzioni mediche e religiose, l’inerzia a fronte delle ingiustizie sessuali e mette in luce la schiacciante responsabilità imposta alle donne. La pellicola culmina in una potente rivendicazione di autodeterminazione, invitando il pubblico a riflettere sull’importanza vitale della libertà personale e dell’uguaglianza di genere.