Al Filming Italy Sardegna Festival, l’attore Sergio Castellitto ha affrontato molteplici argomenti, dal suo passato al Centro Sperimentale di Cinematografia alle polemiche sui finanziamenti cinematografici. Dopo un anno complicato alla direzione del Centro, si è dichiarato sorpreso di avere ancora opportunità lavorative. Ha descritto la sua esperienza come un percorso arduo e ha messo in luce la difficoltà di mantenere le proprie idee in un contesto che definisce “palude”.

Castellitto sta lavorando a due serie Netflix: “Storia della mia famiglia” di Claudio Cupellini e “Gentlemen” di Guy Ritchie, dove interpreta un mafioso atipico che argomenta sull’etica e sui valori del suo “mestiere”. L’attore non ha esitato a commentare la recente controversia dei Nastri d’Argento, sottolineando l’importanza di riconoscere l’individualità nei premi istituzionali, suggerendo una revisione del concetto di “miglior attore”.

Riguardo allo scandalo dei fondi pubblici destinati a un film mai realizzato, Castellitto ha espresso il suo sgomento per il prestanome Francis Kaufmann, che ha ottenuto ingenti finanziamenti per un progetto fittizio. Critica un sistema che sembra favorito da inefficienze burocratiche, dove documentazione fasulla può innescare un flusso di denaro mal indirizzato, riecheggiando una preoccupazione più ampia sulla sostenibilità del cinema italiano.

Non è mancata una riflessione sul cosiddetto politicamente corretto, che per l’attore ha complicato le dinamiche interpersonali senza apportare miglioramenti sostanziali. In merito alla presunta rivalità tra destra e sinistra nel mondo cinematografico, Castellitto riscontra una maggiore competenza nella gestione culturale da parte della sinistra.

Sul fronte personale, ha condiviso l’orgoglio per il figlio Pietro, definendolo un talento disordinato ma genuino. Infine, ironizza sul suo rapporto disinteressato con i social media e narra un episodio surreale legato alla serie “Conclave”, vista persino da membri del Vaticano.

Per quanto riguarda l’idea di un ministero del cinema, l’attore la trova ridondante, suggerendo che lo stesso principio potrebbe applicarsi ad altre arti. E sulla questione dei cassonetti della spazzatura vicino a casa sua, Castellitto preferisce concentrare l’attenzione su problematiche più rilevanti.

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