Un cantautore pop statunitense naturalizzato canadese è pronto a sorprendere il pubblico del Festival di Spoleto con un’opera lirica che esplora la vita dell’imperatore Adriano. Questo straordinario progetto creato da Rufus Wainwright, noto per le sue canzoni dai testi profondi e la celebre reinterpretazione di “Hallelujah” di Leonard Cohen, rappresenta un’interessante fusione di storia, musica e amore. La sua opera, intitolata “Hadrian”, si ispira al capolavoro di Marguerite Yourcenar e intreccia il melodramma dell’Ottocento con una narrazione epica. In questa produzione, è l’amore il vero protagonista: l’angoscia di Adriano per il destino di Antinoo, ma anche altre sfumature affettive, emergono con forza.
Johannes Debus dirigerà l’orchestra di 90 elementi a Spoleto, mentre la concezione e il design sono frutto del lavoro di Jorn Weisbrodt, marito di Wainwright. Il compositore descrive l’opera come una “Grand opera in quattro atti” caratterizzata da una scrittura classica con tocchi contemporanei e neoromantici. Le musiche, arricchite da prestiti strumentali dai grandi maestri, includono influenze di Stravinskij. La rappresentazione subirà adattamenti rispetto alla prima rappresentazione di Toronto nel 2018, proponendo una forma semiscenica.
Le fotografie di Robert Mapplethorpe, inserite nella messa in scena, fungono da potente bacheca immaginativa che esplora le filosofie alla base di “Hadrian”, mostrando una particolare attenzione alle figure femminili forti. L’opera mette in risalto anche il potere dell’amore e della sensualità, valore condiviso da Mapplethorpe e Wainwright.
Adriano, noto per il suo orientamento sessuale, è una figura storica di cui si conosce poco, poiché la Storia ha spesso sminuito la sua eredità. Hadrian diventa, quindi, un viaggio surreale dove si usano vari espedienti teatrali, pensando all’opera barocca. Inoltre, c’è un collegamento diretto tra il racconto di Adriano e la situazione contemporanea di Gaza: sebbene l’imperatore cercasse di fermare le espansioni romane, fu responsabile di un massacro in Giudea.
Rufus Wainwright è un artista complesso e poliedrico, innamorato dell’opera lirica e particolarmente affezionato al “Don Carlo”. La sua vita privata è altrettanto sfaccettata: sposato con un uomo, ha una figlia che considera fonte d’ispirazione. Nel 2014, al Festival di Sanremo, suscitò scalpore con la canzone “Gay Messiah”, erroneamente interpretata come blasfema dai tabloid italiani, che lo soprannominarono “lo scandaloso”. Nei suoi testi, l’edonismo e la liberazione sessuale rappresentano temi centrali.
Con una nuova era che affiora, Wainwright sottolinea come la società stia attraversando cambiamenti intensi riguardanti le identità gay e transgender, pur mantenendo il suo impegno artistico nonostante un mondo operistico che ha scoperto essere brutale e snob. Dopo aver lottato per vedere riconosciuta la sua opera, è grato agli snob che, pur rendendo il cammino difficile, lo hanno migliorato come compositore. Ora, è fiero di portare la sua opera in Italia.