Il 20 ottobre del 1976 segna l’avvio a New York della prima di “Rocky”, diretto da John G. Avildsen. In occasione della messa in onda di Creed, il film spin-off della saga ambientato nove anni dopo il primo capitolo, è interessante fare un salto indietro nel tempo per riscoprire l’origine di questo celebre franchise cinematografico.
Nel film originale, il protagonista è uno sconosciuto Sylvester Stallone nel ruolo di Rocky Balboa, un pugile trentenne italo-americano proveniente da Filadelfia. Rocky, nonostante il suo potenziale, non è riuscito a fare il grande salto nel mondo professionistico del pugilato, e per far quadrare i conti lavora come esattore per il gangster Tony Gasco. Quando tutto sembra andare storto, Rocky incontra Adriana, con cui inizia una relazione. Il destino gli offre un’opportunità inaspettata: un match contro il campione del mondo dei pesi massimi, Apollo Creed, interpretato da Carl Weathers. Con l’aiuto del suo anziano allenatore, Mickey Goldmill (Burgess Meredith), Rocky si allena duramente e riesce nel suo intento di affrontare Apollo. Sebbene perda ai punti, il suo spirito di combattente impressiona tutti.
Il film “Rocky”, scritto dallo stesso Stallone, inaugura una delle più celebri saghe cinematografiche. Caratterizzato da intensi combattimenti, un ritmo incalzante e scene memorabili, “Rocky” è diventato un simbolo di riscatto e determinazione. Dalla corsa attraverso la città fino ai particolari allenamenti, come inseguire una gallina o colpire quarti di carne bovina nel frigorifero, il film regala momenti iconici, compreso il famoso grido “Adriana!” al termine del duello.
“Rocky” non è solo un successo commerciale, ma è acclamato dalla critica: ottiene sei nomination agli Oscar, vincendone tre per miglior film, miglior regia e miglior montaggio. Con un budget iniziale di 1,1 milioni di dollari, il film incassa 116 milioni, diventando il maggior successo del 1976.
Dietro le quinte ci sono diversi aneddoti curiosi. I produttori Irwin Winkler e Robert Chartoff, affascinati dalla sceneggiatura di Stallone, gli proposero 350 mila dollari per i diritti, ma Stallone accettò solo a condizione di interpretare il protagonista. Nonostante fosse praticamente senza un soldo, rifiutò offerte che lo avrebbero escluso dal cast. Alla fine, Winkler e Chartoff ottennero il sostegno della “United Artists”, sebbene con un budget ridotto quando fu confermato Stallone nel ruolo principale. I produttori dovettero persino ipotecare le proprie case per coprire i costi.
Tra le curiosità, il bullmastiff di Rocky, Butkus, era davvero il cane di Stallone. L’attore, in condizioni economiche disperate, lo aveva venduto per 50 dollari, ma dopo il successo del film se lo riprese.
La genesi della sceneggiatura vanta aneddoti interessanti: Stallone la scrisse in seguito all’ispirazione ricevuta dall’incontro tra Chuck Wepner e Muhammad Ali nel marzo del 1975. Nonostante le avversità, Wepner resistette fino alla 15ª ripresa con Ali, un episodio raccontato poi nel film del 2016 “The Bleeder”.
L’alchimia tra racconto, grinta personale e determinazione ha reso “Rocky” un cult, generando sei seguiti ufficiali oltre ai più recenti spin-off legati alla saga di Creed. Tra le star originariamente proposte per il ruolo di Rocky figuravano nomi come Robert Redford e Burt Reynolds, ma nessuno di loro avrebbe saputo incarnare l’iconico pugile con la stessa intensità di Sylvester Stallone, che legò per sempre il suo nome a quello di Rocky Balboa.