Nella programmazione serale di Rai1 è stato proiettato “In Fede: Rosario Livatino”, documentario ideato da Matteo Billi e diretto da Omar Pesenti. Questo lavoro si concentra sulla figura del giovane magistrato siciliano, Rosario Livatino, che perse la vita in un attentato della temuta organizzazione criminale conosciuta come “Stidda”. Livatino, assassinato a soli 37 anni a causa delle sue indagini anti-mafia, è diventato il primo magistrato ad essere beatificato nella storia della Chiesa cattolica. In precedenza, la storia del “giudice ragazzino” era stata esplorata in una puntata di “Cose nostre”, curata da Emilia Brandi, che aveva descritto con notevole abilità il triste destino di questo “servitore dello Stato”. L’elemento più toccante della sua figura è forse il coraggio con cui, senza scorta, confidava nella protezione divina, come attestato dalla sigla “Std” trovata nel suo taccuino al momento della sua morte: “Sub tutela Dei”.
Il 21 settembre 1990, mentre percorreva la strada statale tra Agrigento e Canicattì, la vettura di Livatino fu speronata. Nonostante un disperato tentativo di fuga, fu raggiunto e mortalmente colpito. Il docufilm mescola realtà e finzione, con l’attore Angelo Sferrazza che interpreta Livatino, e cerca di ritrarre non solo il suo impegno lavorativo ma anche la sua profondità umana e spirituale. La narrazione si arricchisce di materiali d’archivio quali documenti d’indagine, vecchie registrazioni di telegiornali e programmi Rai, oltre a numerose testimonianze di chi lo conobbe.
Figure di spicco come Salvatore Cardinale, ex sostituto procuratore di Agrigento, e Salvatore Insegna, cugino del giudice, offrono il loro contributo, insieme a Don Giuseppe Livatino, il parroco di Canicattì, Luisa Turco, già giudice ad Agrigento, Sebastiano Mignemi, ex procuratore a Caltanissetta, attualmente a Catania, e i giornalisti Franco Castaldo e Toni Mira. Un’altra figura centrale nella tragica vicenda di Livatino è Piero Nava, il testimone oculare che fu fondamentale per l’identificazione degli assassini. Da quel fatidico giorno, Nava ha dovuto rinunciare alla sua vita precedente, vivendo sotto protezione e con un’identità diversa, un pesante tributo pagato per il suo senso del dovere.
La produzione intende sottolineare l’impatto e l’importanza delle azioni di Livatino sull’operato della giustizia contro le malefatte delle cosche locali. Una riflessione su dedizione e sacrificio che, dopo tanti anni, continua a risuonare attuale e significativa.