Il mondo dell’opera piange la perdita di Pierre Audi, uno dei registi più influenti dell’era contemporanea, conosciuto per la sua capacità di rivoluzionare la lirica. La sua morte improvvisa a Pechino, dove si trovava per lavorare su una nuova produzione, lascia un vuoto nel panorama artistico globale. Audi aveva 67 anni.

Nato nel 1957 a Beirut, Audi ha vissuto un’infanzia segnata da continui spostamenti. In giovane età si stabilisce prima a Parigi e successivamente a Londra. Qui, frequenta l’Università di Oxford, dove si laurea in storia. È nel 1980 che Audi fonda l’Almeida Theatre, un luogo di innovazione culturale che diventa rapidamente un punto di riferimento per registi di fama mondiale come Ljubimov, Bob Wilson, Robert Lepage e Peter Brook.

Per tre decenni, Audi ha diretto l’Opera Nazionale di Amsterdam, dandole nuova vita attraverso audaci iniziative. Sotto la sua guida, il teatro ha visto il primo allestimento del ciclo del Ring in territorio olandese e ha promosso nuove opere commissionate a compositori del calibro di Schnittke, Kurtag e Andriessen.

Dal 2019, Audi ha assunto la direzione del festival di Aix-en-Provence, continuando a dimostrare il suo spirito innovativo. Tra le sue opere pionieristiche vi è la messa in scena del Requiem di Mozart da parte di Romeo Castellucci e l’esecuzione della Seconda Sinfonia di Mahler nello stadio di Vitrolles.

Audi è stato una figura molto richiesta sulle scene internazionali. Alla Scala di Milano, rimane memorabile la sua regia visionaria in bianco e nero dell’opera “Fin de partie” di Kurtag, ispirata a Beckett. A Parigi, il pubblico attendeva con ansia la sua visione della “Tosca”, prevista per la fine dell’anno.

La scomparsa di Pierre Audi rappresenta una perdita incommensurabile per l’opera e per tutti coloro che hanno avuto il privilegio di lavorare con lui o di assistere alle sue straordinarie creazioni.

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