Nel 1959, Marco Bellocchio fece il suo ingresso al Centro Sperimentale di Cinematografia (Csc) con l’intenzione di studiare recitazione. In giovane età, possedeva una voce di tenore e molti credevano che avrebbe intrapreso una carriera musicale. Tuttavia, col tempo, la sua voce mutò e il destino lo condusse verso la recitazione dopo aver superato un provino recitando una poesia di Carducci. Al Csc, Bellocchio fu seguito da insegnanti di calibro come Antonioni e Germi e partecipò a esercitazioni sotto la loro guida, contribuendo con suggerimenti sui movimenti di regia.
Fu Andrea Camilleri, assistente di Orazio Costa, a intuire il vero talento di Bellocchio, consigliandogli di abbandonare la recitazione per la regia. Dopo essersi preparato durante l’estate, Bellocchio passò con successo l’esame per il corso di regia, con l’aiuto di suo fratello Piergiorgio che scrisse un saggio su Fellini. Marco, dal canto suo, presentò una sceneggiatura e superò una prova di improvvisazione. Conseguì il diploma di regia nel 1962 e subito dopo proseguì la sua formazione alla Slade School di Londra, conosciuta per il grande rispetto che aveva verso il Csc, dove investigò sulle tecniche di recitazione di Antonioni e Bresson.
Nasceva così il seme della sua opera prima, “I pugni in tasca”, che lo avrebbe consacrato alla storia del cinema. Bellocchio, che ha spesso ritornato al Csc in veste di insegnante, ha culminato il suo rapporto con l’istituzione, girandovi un film, “Amore e rabbia”, e più recentemente, diventandone direttore artistico per il nuovo Csc Contest Students Cinema International Festival. Questo evento, programmato per il 2026, è dedicato agli studenti di cinema di fama internazionale e mira a esaltare la creatività e l’innovazione dei giovani registi mediante una rassegna di cortometraggi.
Il festival, come ha commentato Gabriella Buontempo, presidente della Fondazione Csc, si propone di unire formazione e opportunità professionali, e celebrerà attraverso retrospettive, le opere di esordio di registi iconici. Bellocchio, che sta concludendo il lavoro sulla serie “Portobello” per HBO Max, si limita a commentare la sua esperienza di regista e insegnante. Riflettendo sulle sue opere giovanili, riconosce oggi il loro valore formativo, nonostante la loro complessità intellettuale. Insegnando tuttavia, egli si è dedicato sinceramente alla formazione dei suoi allievi, fornendo loro strumenti per narrare storie e realizzare film, come testimoniato da un master incentrato sui classici.
La sua esperienza come attore ha influenzato il suo approccio registico: è rispettato per la sua capacità di sapere esattamente come si sentono gli attori, evitando coercizioni o tensioni sul set. Bellocchio, attraverso un metodo gentile, valorizza il contributo degli attori senza mai ricorrere alla costrizione, mantenendo un ambiente creativo e collaborativo.