Il famoso film “Via col vento” ha una storia di produzione tanto complessa quanto affascinante. Inizialmente, il regista George Cukor era stato incaricato di dirigere l’adattamento cinematografico del romanzo di Margaret Mitchell. Tuttavia, il suo coinvolgimento sul set durò solamente 18 giorni. Le ragioni del suo improvviso abbandono restano ancora oggi avvolte nel mistero. Alcune speculazioni indicano che ci sia stato un attrito con il produttore David O. Selznick, mentre altre voci suggeriscono che la sua esclusione fosse legata alla sua omosessualità. A sostituirlo fu Victor Fleming, che a sua volta dovette prendersi una pausa per motivi di salute, lasciando la direzione temporaneamente a Sam Wood per 24 giorni.

Non solo i registi soffrirono le difficoltà di questa titanica produzione. Selznick, Fleming e Ben Hecht si rinchiusero per lavorare alla sceneggiatura in condizioni estreme, vivendo di soli banane e arachidi per una settimana. La loro esperienza ha ispirato persino una commedia teatrale intitolata “Moonlight and Magnolias”.

Alcuni credono che le modifiche agli adattamenti cinematografici moderni siano influenzate dal “politicamente corretto”, ma è importante ricordare che anche “Via col vento” subì importanti cambiamenti. Il libro originale di Mitchell conteneva espliciti elementi razzisti, inclusi stereotipi e lodi per il Ku Klux Klan, che furono eliminati grazie alla pressione della National Association for the Advancement of Colored People.

Significativo anche il riconoscimento ottenuto da Hattie McDaniel, che divenne la prima attrice afroamericana a vincere un Oscar per il suo ruolo di Mammy. Tuttavia, questo importante traguardo non bastò a scardinare le barriere della segregazione razziale. Alla première del film ad Atlanta, McDaniel non fu invitata, e durante la cerimonia degli Oscar venne relegata dietro le quinte prima e dopo aver ricevuto la sua statuetta.

Il film, noto per la sua meticolosa ricostruzione storica, rischiò più volte di esaurire le risorse della produzione. Un esempio calzante è la scena della devastazione di Atlanta, per la quale furono dati alle fiamme almeno 20 set cinematografici, compreso l’iconico sfondo di “King Kong” del 1933. Inoltre, per una scena con numerosi soldati feriti sui binari, Selznick richiese 2500 comparse; tuttavia, ne furono disponibili solo 1500 e i restanti furono sostituiti con manichini.

La celebre scena del bacio tra Rossella e Rhett, uno dei momenti più iconici del cinema, non fu però così romantica da girare. Clark Gable, che aveva perso i denti a causa di un’infezione, portava una dentiera che, secondo Vivien Leigh, emanava un odore sgradevole che rese la scena memorabile per tutte le ragioni sbagliate.

Infine, va menzionata la disparità salariale che caratterizzò la produzione del film. Clark Gable, per 71 giorni di lavoro, ricevette un compenso di 120 mila dollari, mentre Vivien Leigh, che lavorò sul set per 125 giorni, ricevette solo 25 mila dollari, sottolineando le ingiustizie di genere che ancora oggi rappresentano una questione irrisolta.

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