A soli tre anni, Jodie Foster ha iniziato la sua carriera apparendo in uno spot pubblicitario. A sei anni partecipava già a una serie televisiva e a dieci faceva il suo debutto sul grande schermo. Ancora non aveva compiuto quattordici anni quando prese parte al Festival di Cannes per la prima volta, segnalandosi nel film “Taxi Driver” di Martin Scorsese, che nel 1976 vinse la Palma d’Oro. In questa pellicola iconica, Jodie interpretava la parte di una giovane prostituta salvata da Robert De Niro, con la sua immagine inconfondibile di innocenza perduta: camicetta a fiori, pantaloncini rosa e cappello a falde larghe.

Nel 2021, Foster ha ricevuto la Palma d’Oro alla carriera, e per lungo tempo è stata la sola attrice apertamente omosessuale ad Hollywood. Riguardo il suo coming out, ha ironizzato dicendo che risale ai tempi dell’invenzione della ruota e non intende tornare sull’argomento. Quest’anno, Jodie è di nuovo a Cannes per presentare, fuori concorso, “Vie Privée”, un thriller psicologico diretto da Rebecca Zlotowski, nel quale recita in un francese impeccabile. Sebbene abbia già recitato in questa lingua, mai aveva dovuto affrontare un copione con così tanti dialoghi, un’esperienza che ha definito una sfida, poiché recitare in una lingua diversa cambia completamente il modo di esprimersi.

Foster si mostra umile nei confronti del suo lavoro, nonostante abbia vinto due premi Oscar. Afferma di non prendersi mai troppo sul serio e riconosce di essere considerata un modello. Non ha mai frequentato scuole di recitazione, e sente una differenza tra la sua preparazione come attrice e come regista. Quando recita, si concentra sul momento presente, vivendo il suo lavoro senza seguire un metodo preciso.

Nel film, Foster interpreta una psichiatra coinvolta in indagini personali dopo che una sua paziente, interpretata da Virginie Efira, muore. Di fronte alle accuse del marito della defunta, interpretato da Matthieu Amalric, che la accusa di aver prescritto farmaci sbagliati, inizia a indagare sulla verità, riallacciando i rapporti con il suo ex marito, interpretato da Daniel Auteuil. Ciò che l’ha attratta del personaggio è stata la crescita e la trasformazione emotiva di una donna che, già affermata, deve affrontare le sue sfide interiori.

Jodie Foster riflette sui momenti difficili della sua carriera, come la transizione a Hollywood dopo i cinquant’anni. Il suo consiglio ai giovani attori è quello di imparare a rilassarsi e non lasciarsi soffocare dalla pressione. Crescere nel settore dell’intrattenimento è stato un percorso complesso per lei. Ha esplorato la propria femminilità e il femminismo in un ambiente dominato da uomini. Solo di recente si è osservato un aumento delle registe, ma non ancora sufficiente.

Foster ha due figli adulti, Charles e Kit, e ricorda con affetto quando, da bambini, ignoravano la sua professione e la vedevano semplicemente come una mamma. Ai figli piaceva stare a casa a guardare film piuttosto che praticare sport, e per molti anni uno di loro pensava che lavorasse nell’edilizia, a causa di alcuni giochi che gli comprava sui set cinematografici.

Jodie Foster crede nel cinema che riflette e racconta la vita reale, preferendo drammi che esplorano crisi esistenziali. Trova difficile realizzare commedie veramente divertenti, ma le piacerebbe recitarne una con Daniel Auteuil, magari come evoluzione del film attuale. Pur essendo vissuta sotto i riflettori fin da giovane, ha sempre cercato di vivere una vita autentica, separata dai clamori di un reality show. Spesso descrive il fare film come scalare una montagna, un’avventura che richiede allontanamento momentaneo dagli impegni quotidiani. Prendersi una pausa dalla carriera le ha permesso di riconsiderare l’assurdità di alcune vecchie lamentele, ricostruendo così una identità più radicata nella realità.

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