Durante una partita tra Italia e Moldavia, quella serata ha visto un episodio tanto insolito quanto memorabile. In futuro, potrebbe essere trasmessa da Rai Cultura come un esempio di teatro dell’assurdo, con Luciano Spalletti come attore principale. Spalletti, infatti, sarebbe capace di essere il Beckett degli allenatori o l’Ionesco dei commissari tecnici. Durante l’incontro, una telecamera sembrava dedicata esclusivamente a lui, catturando ogni sfumatura del suo volto mentre il commento sportivo si intrecciava con annotazioni da regia: le urla, i dubbi e l’immobilità di Spalletti diventavano elementi di una riflessione esistenziale.

La partita svolta a Reggio Emilia era caratterizzata dall’assenza di un filone narrativo chiaro: le azioni in campo parevano prive di una logica coerente, e i giocatori sembravano muoversi tra ripetizioni e giochi di parole. La telecamera insisteva sul volto di Spalletti, protagonista di una serata in cui, sebbene esonerato, era comunque presente in panchina. Questa situazione veniva ulteriormente segnata dalla presenza di Gabriele Gravina, il presidente della Federazione Italiana Gioco Calcio, rendendo il tutto ancor più surreale.

Il contrasto tra la solitudine e la rabbia di Spalletti, messo in evidenza dalle riprese, veniva arricchito dai commenti a bordo campo. Tiziana Alla, una voce presente sul terreno di gioco, sottolineava l’importanza di osservare e ascoltare prima di parlare. Un messaggio implicito derivato dalla serata di calcio, che vede promemoria di saggezza nelle parole estratte dal libro di Spalletti, “Il paradiso esiste… Ma quanta fatica”, raccolte nel suo famoso quaderno nero.

La partita, tra assurdità e momenti poetici, rifletteva su temi umani ben più profondi che uno sport nazionale riesce, di rado, a porgere in modo tanto evidente.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *