Il cinema rappresenta non solo il piacere di narrare storie, ma anche un modo per confrontarsi con le proprie emozioni. Fare il regista diventa una sorta di terapia personale, un modo per controllare ambientazioni e situazioni che nella vita quotidiana sfuggono al controllo. Come regista, si ha l’illusione di poter dirigere il mondo che si crea, ma la vita reale non segue alcun copione predefinito.
Gabriele Salvatores celebra oggi il suo compleanno, essendo nato a Napoli, nel quartiere di Montesanto, il 30 luglio 1950. A sei anni, si trasferì a Milano con la famiglia, dove trascorse la sua infanzia e adolescenza. Riflettendo sulla sua giovinezza, in un’intervista al Corriere della Sera, ricordava i tempi in cui, nonostante i pregiudizi contro i napoletani, il sostegno di un padre forte e avvocato crociano fu fondamentale. Suo padre, invece di disapprovare apertamente il suo stile ribelle con i capelli lunghi, gli suggerì, quasi ironicamente, di camminare sul marciapiede opposto.
Dopo aver ottenuto il diploma presso il Liceo classico Cesare Beccaria, Salvatores intraprese la sua carriera artistica nel mondo del teatro. È stato nel 1972 che, insieme a Ferdinando Bruni, fondò il Teatro dell’Elfo. A proposito di quegli anni, Salvatores raccontava di aver compiuto diciotto anni durante il tumultuoso 1968, partecipando ai movimenti di protesta studentesca. Il suo coinvolgimento con il movimento, insieme alle esperienze teatrali iniziate al centro sociale Leoncavallo, portò alla nascita dell’Elfo. Era un’epoca in cui l’arte non veniva vista come semplice divertimento ma come strumento per cambiare il mondo, portando alla ribalta registi di talento come Nanni Moretti e Giuseppe Tornatore.
Nel 1985, Salvatores mise in scena per la prima volta “Comedians” di Trevor Griffiths. Questo spettacolo, dopo aver viaggiato per l’Italia, ispirò il film del 1987 “Kamikazen – Ultima notte a Milano”, anch’esso diretto da Salvatores. Il film contribuì a lanciare la carriera di numerosi attori all’epoca sconosciuti, come Paolo Rossi e Claudio Bisio. Più recentemente, nel 2021, Salvatores ha realizzato un nuovo adattamento cinematografico della pièce, confermando la sua convinzione che la comicità sia una cosa seria. Il testo stesso offre un’opportunità per riflettere sugli stereotipi e i pregiudizi utilizzati per far ridere.
Nel 1989, Salvatores lasciò il teatro per concentrarsi sul cinema, dirigendo film iconici come “Marrakech Express” (1989) e “Turné” (1990). “Marrakech Express” è stato un film che ha saputo catturare i sogni e le emozioni di molti, combinando momenti di leggerezza con riflessioni più profonde. Nel 1992, il suo film “Mediterraneo” vinse l’Oscar per il miglior film straniero. Ricordando quella serata agli Oscar, Salvatores raccontava di aver vissuto momenti indimenticabili, tra cui il sorprendente incontro con Zhang Yimou.
Un personaggio indimenticabile nato dall’immaginazione di Paolo Rossi, Kowalski, fu ispirato proprio da Salvatores. Nonostante le sue ansie personali, Salvatores riconosceva l’ingegno di Paolo Rossi, autore di divertenti scherzi tra cui uno basato sull’utilizzo di gesso e farina.
Dal 1990, Gabriele Salvatores condivide la sua vita con Rita Rabassini, una talentuosa scenografa che lavora spesso al suo fianco. Il segreto del loro duraturo legame? La distanza geografica tra loro. Mentre lui vive a Milano, lei risiede in Lucchesia, una separazione che, secondo Salvatores, mantiene viva la loro relazione.
Un regista che usa il cinema come terapia personale, interessante! Mi fa riflettere su come ognuno di noi trovi il suo modo per affrontare la vita.