La realizzazione del progetto di Elio è affiancata da un racconto epico, caratterizzato da numerosi cambiamenti e revisioni, riflettendo la complessità del processo creativo dietro le quinte. Questo risultato straordinario si frappone alle divergenze tra i giganti dell’animazione Disney e Pixar, che hanno lavorato insieme per integrare elementi del classico stile narrativo Disney con l’innovativa creatività digitale dei maestri di Pixar. Il film coniuga il vecchio e il nuovo, esplorando temi di fantascienza e ponendo l’intramontabile domanda: siamo davvero soli nell’universo?
Il film, diretto da un trio di talentuosi registi, Adrian Molina, Madeline Sharafian e Domee Shi, ha attraversato numerosi stadi tumultuosi, in parte grazie alla supervisione di Pete Docter, celebre per la creazione di Inside Out. Tuttavia, solo Sharafian e Shi vengono riconosciuti ufficialmente nei crediti finale. La narrazione si sviluppa fluidamente come una favola morale, incentrata su un ragazzino orfano di 11 anni, di nome Elio. La prematura scomparsa dei suoi genitori lo porta a chiudersi in un mondo fantastico, comunicando in una lingua da lui inventata.
Elio vive con la zia Olga, un ufficiale dell’aeronautica americana a capo di un progetto spaziale che richiama la missione Voyager e le collaborazioni tra NASA, Pentagono e Cape Canaveral. Nonostante l’affetto reciproco, i due faticano a comprendersi. Olga bilancia il suo ruolo di tutrice con le responsabilità militari, mentre Elio vede lo spazio come una via d’uscita dalle sue sofferenze. L’occasione che aspettava giunge quando un misterioso segnale spaziale attrae Elio nel Comuniverso, una dimensione popolata da esseri extraterrestri che lo scambiano per il leader terrestre e gli affidano un delicato negoziato con Lord Grigon, un dittatore potente.
In questo contesto, Elio stringe amicizia con Glordon, il figlio di Grigon, instaurando un legame che unisce mondi diversi e infonde un’anima agli alieni. Questo legame è la chiave per il probabile seguito, “Elio 2”, che riparte dalla Terra. Come affermato dai registi, il film analizza l’ossessione tutta americana per gli alieni, ma pone l’accento soprattutto sull’angoscia di quei bambini che si sentono soli e non appartenenti a nulla. Il film tratta con delicatezza e creatività temi universali come la famiglia, la pace, la crescita personale e il passaggio all’età adulta.
Parallelamente, il cinema horror britannico segna un nuovo capitolo con “28 anni dopo”, diretto da Danny Boyle con il supporto di Alex Garland. Questo film, terzo nella saga iniziata con “28 giorni dopo”, esplora le drammatiche conseguenze di un virus che trasforma umani in creature divoratrici. Ambientato in una Gran Bretagna devastata, il racconto segue i superstiti che si rifugiano a Holy Island, un’isola fortificata. La storia fonde riflessioni sull’isolazionismo britannico e movimenti storici come la Brexit, intrecciando metafore politiche e sociali in un contesto apocalittico.
Il nuovo cinema europeo cerca rifugio nell’analisi dei sentimenti in un mondo afflitto da guerre e incertezze economiche. Ci si concentra sui legami affettivi, sull’empatia e sulle emozioni, sottolineando l’importanza del cuore e della mente per reinventarsi e guardare avanti con coraggio. Attraverso una lente delicata e sensibile, si esaminano i rapporti umani e le possibilità di crescita personale e collettiva in un’era che cerca risposte.