Luca Guadagnino è un regista il cui talento sfugge a chiunque tenti di incasellarlo. Con un’abilità straordinaria nel portare tematiche complesse sul grande schermo, Guadagnino non teme di affrontare argomenti audaci e provocatori, come testimoniano le sue opere più recenti. Film come “Bones and All”, che esplora il mondo dei cannibali urbani, e “Challengers”, che ruota attorno a un intricato triangolo amoroso nel mondo del tennis, dimostrano la sua capacità di scuotere il pubblico con narrazioni che interrogano lo status quo.

Tra le sue opere in arrivo spicca “Queer”, un film che prende ispirazione dal romanzo omonimo di William S. Burroughs. È con questa pellicola che Guadagnino si avventura nell’esplorazione dell’amore omosessuale, ambientato in una Città del Messico ricostruita nei vicoli di Cinecittà, con le atmosfere degli anni Quaranta. Al centro della storia, il personaggio di William Lee, interpretato da Daniel Craig, un avventuriero avvolto in un abito di lino avorio che vaga per la città in cerca di incontri amorosi.

Il tema del corpo, così centrale nella poetica di Guadagnino, emerge con prepotenza attraverso le immagini di corpi che si incontrano e intrecciano. L’autore stesso sottolinea l’importanza della fisicità degli attori, della loro capacità di esprimere emozioni tridimensionali che catturano l’essenza della scena. In “Queer”, questi corpi vibrano, si perdono e si ritrovano in un viaggio tra realtà e immaginazione.

Parallelamente, il regista prepara due documentari che esplorano diversi volti della contemporaneità: da “Joie de vivre”, un omaggio al suo maestro Bernardo Bertolucci, a “Intimité”, un racconto che parte dall’attentato del Bataclan di Parigi per svelare le sfide dei giovani di oggi. Non meno ambizioso è il thriler “After The Hunt”, con Julia Roberts, che promette di essere un omaggio al cinema sofisticato di Woody Allen.

Inoltre, il diverso progetto, “I peccatori” diretto da Ryan Coogler, affonda le radici nella cultura horror mescolando elementi storici e sociali con una narrazione intertemporale. Ambientato negli Stati Uniti del 1932, il film combina simbolismo e critica sociale attraverso una narrazione che coinvolge figure leggendarie come il Ku Klux Klan e l’era delle leggi Jim Crow.

Il cinema di Guadagnino e Coogler rappresenta un mondo in cui la narrazione visiva diventa una lente per esplorare le complessità umane—dall’identità sessuale alle dinamiche sociali, fino alle manifestazioni artistiche più libere e provocanti. Attraverso le loro opere, questi registi ci sfidano a uscire dalla nostra zona di comfort e ad abbracciare il cinema come un’arte che non solo racconta storie, ma le scolpisce nella nostra coscienza.

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