Affidando l’apertura del concorso cinematografico di Cannes al film tedesco “Sound of Falling” (Rumore di caduta) di Mascha Schilinski, il festival ha offerto una sorprendente scoperta. È una sorpresa poiché il primo lavoro della regista, “Die Tochter” (2017), era stato distribuito esclusivamente in Germania e la serie “Squadra Speciale Colonia” (2019) non aveva lasciato un’impressione duratura. Con questa nuova opera, Schilinski espande notevolmente le sue aspirazioni e dipinge un quadro della Germania che esplora le pulsioni più intime e dolorose.
La trama si sviluppa su circa un secolo di esistenza di una comunità agricola nell’Altmark, un’area incorporata nella DDR dopo la Seconda Guerra Mondiale. Tuttavia, gli eventi storici e politici restano appena accennati, avvertiti come echi lontani dai protagonisti. Ad esempio, lo scoppio della Prima Guerra Mondiale è percepito indirettamente quando i militari non possono arruolare il giovane Fritz, a causa di un «incidente sul lavoro» che gli ha procurato la perdita di una gamba – un evento rappresentato in una delle scene più commoventi del film.
Schilinski, responsabile anche della sceneggiatura insieme a Louise Peter, abbandona rapidamente la narrazione cronologica lineare, utilizzando quattro sorelle – sempre interpretate dalle stesse attrici, ma situate in tempi diversi del XX secolo – per far emergere il pervasivo sentimento di morte che le circonda. Non una pulsione di tipo psicoanalitico, ma una condizione esistenziale che mescola sacrificio, dovere e rassegnazione, pronta ad accettare la finitezza della vita.
La narrazione visiva è caratterizzata da un’eccellente libertà espressiva, in grado di affascinare lo spettatore con paesaggi naturali che si rivelano ora madrevoli, ora ostili. Situazioni drammatiche sono rappresentate con un uso calibrato di dialoghi essenziali, come nella scena delle donne che si gettano nel fiume per sfuggire alle violenze sovietiche – un altro momento che lascia il segno.
Il film di Sergej Loznica, “Two Prosecutors” (Due procuratori), condivide una simile atmosfera di sconfitta, ma con una messa in scena di rigore teatrale. Ambientato nel 1937, in una provincia russa sotto Stalin, la narrazione segue Kornev, un giovane appena nominato procuratore, determinato a svolgere i suoi doveri con integrità socialista, anche ascoltando i prigionieri politici.
Incoraggiato dalla sua fede nel partito, Kornev arriva a sfidare apertamente i servizi segreti sovietici – un atto che lo porterà a Mosca per confrontarsi direttamente con il procuratore capo. Loznica racconta con precisione glaciale la discesa in trappola del protagonista, moltiplicando porte che si chiudono e aprono nel corso della storia, rivelando l’idealismo autodistruttivo del protagonista.
In entrambi i film, la tensione e il dramma umano sono portati alla luce con una maestria cinematografica notevole, proponendo al pubblico storie emotivamente coinvolgenti e profondamente significative.