L’assegnazione della cinquina finalista del Premio Campiello 2025, alla sua 63ª edizione, è avvenuta in tempi estremamente rapidi, in poco più di mezz’ora. Quest’anno, a concorrere per l’ambita “vera da pozzo”, che rappresenta il simbolo della città lagunare di Venezia, ci sono cinque opere di grande rilievo: “Di spalle a questo mondo” di Wanda Marasco (Neri Pozza), “Bebelplatz” di Fabio Stassi (Sellerio), “Inverness” di Monica Pareschi (Polidoro), “Nord Nord” di Marco Belpoliti (Einaudi) e “Troncamacchioni” di Alberto Prunetti (Feltrinelli).
Già dal primo turno di votazioni, la giuria dei letterati ha rapidamente individuato tre titoli meritevoli di essere inclusi nella cinquina: “Di spalle a questo mondo”, “Bebelplatz” e “Inverness”. Successivamente, nel secondo round, si è affermato “Nord Nord”, mentre “Troncamacchioni” ha ottenuto il suo posto solo dopo una terza votazione, superando “Silenzio” di Melania Mazzucco (Einaudi) grazie a due giri di tavolo in cui il risultato era stato di parità.
Prima di procedere alla votazione, il professore Federico Bertoni, teorico della letteratura presso l’Università di Bologna, ha espresso un giudizio critico ma illuminante sullo stato attuale della letteratura italiana. A causa di una “produzione smisurata ed eccessiva”, la narrativa contemporanea soffre di un evidente “conformismo narrativo”, caratterizzato dall’utilizzo abbondante di frasi fatte, stereotipi e temi facili. Bertoni ha rivolto un appello agli editori, sottolineando l’importanza di non sacrificare la qualità letteraria in nome delle vendite. Tuttavia, nonostante queste criticità, esistono ancora autori e autrici capaci di sorprendere, che osano sfidare i cliché linguistici e contribuiscono con opere di grande valore artistico e narrativo.
Nella stessa occasione, il Premio Campiello Opera Prima è stato assegnato ad Antonio Galetta per la sua opera “Pietà”, edita da Einaudi. La motivazione ha lodato la qualità e l’originalità dell’opera, ambientata in un piccolo paese immaginario che offre una visione ampliata dell’umanità. Con un linguaggio innovativo e una notevole varietà stilistica, il romanzo è stato riconosciuto come una rappresentazione corale che indaga con distacco critico la decentralizzazione del discorso pubblico.
L’edizione di quest’anno segna anche l’inizio di nuove leadership all’interno del Premio. Raffaele Boscaini ha assunto il ruolo di presidente di Confindustria Veneto e della Fondazione Il Campiello, prendendo il posto di Enrico Carraro. Giorgio Zanchini, noto giornalista, ha assunto la presidenza della Giuria dei Letterati, succedendo a Walter Veltroni dopo quattro edizioni. Entrambi i nuovi leader hanno espresso il loro impegno e la loro curiosità nel proseguire il lavoro dei loro predecessori, sottolineando come la cultura resti un elemento fondamentale per lo sviluppo sociale ed economico.
Tra le novità, l’introduzione di tre nuovi giurati: Rita Librandi, esperta di linguistica italiana, Liliana Rampello, critica e saggista, e Stefano Salis, giornalista del Sole24Ore. Al contempo, alcuni membri hanno lasciato l’incarico a causa di impegni personali e professionali. Rimangono invece confermati altri autorevoli componenti della giuria, garantendo continuità e rigore nella scelta delle opere meritevoli di ricevere il prestigioso riconoscimento.