Un filo rosso, anzi, di un vivace arancione, unisce antiche tavolette di terracotta di Uruk ai moderni data-center ecologicamente sostenibili di Svezia. Questo filo rappresenta la tensione non risolta tra la libertà promessa da ogni nuovo mezzo di comunicazione e la sua successiva centralizzazione in poche mani potenti. È attorno a questo dualismo che si articola “La Fiamma e l’Incendio”, un saggio di Francesco Saverio Vetere, pubblicato da USPI Editore, che si propone come una genealogia critica dei media.

Il libro si sviluppa in sette capitoli che attraversano cinquemila anni di storia, articolandosi su tre piani d’analisi: materiale, economico-istituzionale e simbolico. Sebbene questa struttura possa sembrare complessa, Vetere riesce a coniugare sapientemente ritmo narrativo e rigore accademico. Ogni innovazione tecnologica, dall’alfabeto alla stampa, dal telegrafo ai social media, è presentata come un momento di apertura, seguito da nuove forme di chiusura e centralizzazione. Dai tempi degli scribi della Mesopotamia ai moderni gatekeeper del digitale, il ciclo appare costante.

Nella parte conclusiva, il focus si sposta sull’intelligenza artificiale generativa. Vetere sottolinea come l’evoluzione algoritmica possa trasformarsi in una crisi ecologica e cognitiva se non sostenuta da politiche ben ponderate. Porta all’attenzione discussioni mirate sull’AI Act della Unione Europea, le metriche di emissione di carbonio e le innovazioni dell’edge-AI, confrontandole con regolamentazioni storiche riguardanti stampa e radio.

Il libro si distingue per vari motivi. In primo luogo, l’ampiezza della documentazione, con bibliografie esaustive che si rivelano preziose per studiosi e ricercatori. In secondo luogo, l’approccio interdisciplinare che integra storia istituzionale, archeologia dei media e sociologia delle infrastrutture, mantenendo al contempo la chiarezza. Infine, l’utilità pratica: proposte come i data commons e gli indici di sostenibilità si presentano come soluzioni pratiche per sfide moderne.

Tuttavia, la vasta portata temporale comporta alcuni compromessi. Il periodo tra l’Ottocento e il Novecento, ricco di innovazioni, è trattato con una sintesi densa che potrebbe richiedere un’attenzione maggiore da parte dei neofiti. Inoltre, l’opera adotta una prospettiva eurocentrica, lasciando spesso in secondo piano le culture non occidentali, offrendo così potenziali spunti per futuri approfondimenti comparativi.

Nel contesto attuale, dominato dall’entusiasmo e dalle preoccupazioni legate ai media generativi e ai monopoli digitali, “La Fiamma e l’Incendio” offre una chiara direzione storica. Vetere non cede né a visioni euforiche né a nostalgie tecnofobiche; piuttosto, esplora continuità e cambiamenti che arricchiscono il dibattito pubblico con complessità e profondità. Questo libro si rivela una guida preziosa per chi si occupa di informazione, fornendo strumenti concreti per navigare il complesso panorama dei media contemporanei.

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