Nel panorama letterario italiano contemporaneo, Andrea Bajani si distingue con la sua ultima opera, “L’anniversario”, edita da Feltrinelli. Questo romanzo, giunto nella cinquina finalista del prestigioso Premio Strega 2025 con il maggior numero di voti, esplora un dramma familiare che si estende lungo un’intera vita. Il titolo dell’opera rimanda a un decennio esatto trascorso dall’ultimo incontro tra il protagonista, che narra la vicenda in prima persona, e i suoi genitori. Sono trascorsi dieci anni da quando ha chiuso per sempre la porta della casa familiare, erigendo un muro definitivo tra sé e quel passato.
La lontananza del protagonista trova origine nel rifiuto di un’eredità patriarcale pesante, di cui, in un modo o nell’altro, si era sentito complice nel corso degli anni. La famiglia, al centro della narrazione, è dominata dalla figura oppressiva di un padre padrone. Questo modello di mascolinità, profondamente radicato in una subcultura maschilista ormai anacronistica negli anni Settanta, viene rappresentato dal padre che maltratta la moglie e stabilisce il ritmo della vita quotidiana. La madre, sottomessa, si occupa della casa e dei figli, mentre il marito, in modo arbitrario, limita la sua vita sociale e intrattiene una relazione extraconiugale.
Il figlio, ormai adulto, giunge alla consapevolezza che per ottenere una pace interiore deve rompere definitivamente il legame con quel microcosmo patriarcale. Intraprende così un cambiamento radicale: cambia numero di telefono e si trasferisce in un’altra città. Tuttavia, trascorsi dieci anni, attraverso le pagine del romanzo, avverte la necessità di rivalutare il ruolo di sua madre. Sempre vissuta nell’ombra del marito, la madre appare all’interno della narrazione in una dimensione nuova che prova a staccarla dalla sua realtà fisica opprimente.
Bajani, con “L’anniversario”, esplora il dolore che attraversa ogni membro della famiglia. Le sofferenze di una madre e moglie, quelle dei figli e persino quelle del padre oppressivo, vengono messe in discussione e portate alla luce con freddezza e rigore stilistico. La scrittura di Bajani, curata e meticolosa, pare porre maggiore attenzione alla forma piuttosto che al contenuto in sé. I sentimenti e le emozioni sembrano incapsulati tra i margini delle pagine, emergendo solo quando il narratore lo ritiene opportuno.
In questo modo, Bajani sembra descrivere urla e lacrime con un certo distacco. Il rischio è che il suo lavoro possa essere percepito come un semplice esercizio di stile. Tuttavia, non si può negare l’eleganza e la padronanza della sua narrativa, che porta il lettore a riflettere sui complessi meccanismi familiari e sulla difficile ricerca di identità e libertà.