L’Unione Europea si sta preparando a una significativa ristrutturazione del suo Servizio per l’Azione Esterna (SEAE), con piani per ridurre circa 10 delegazioni all’estero e tagliare circa 100 dipendenti locali nei prossimi anni. Questa mossa deriva da tagli al bilancio e da una ridefinizione degli obiettivi strategici del blocco.

La diplomatica di punta dell’UE, Kaja Kallas, ha recentemente ottenuto l’approvazione per il piano di riorganizzazione dal vertice della Commissione europea. L’iniziativa, che sarà attuata entro il 2027, prevede la riduzione delle delegazioni in paesi dove non è più essenziale mantenere una presenza significativa di personale, come ad esempio in Bielorussia o Lesotho.

Il cambiamento riflette la nuova priorità dell’UE, che si sposta dall’assistenza allo sviluppo verso il perseguimento di interessi strategici, come l’applicazione delle sanzioni e lo sviluppo di partnership difensive. Nonostante il SEAE non abbia piani per chiudere ufficialmente nessuna delle sue 144 delegazioni, alcune verranno ridotte al minimo indispensabile di personale, comprendendo solo un ambasciatore e pochi collaboratori.

Parallelamente alla riduzione, alcune delegazioni in paesi chiave, essenziali per l’applicazione delle sanzioni, potrebbero ricevere rinforzi. Questo riassetto, che sarà discusso nei dettagli con il personale nei prossimi giorni, dovrebbe comportare un investimento iniziale di circa 20 milioni di euro, ma consentire un risparmio di 9 milioni di euro nei successivi tre anni.

Tuttavia, esiste la possibilità che ulteriori tagli possano emergere durante i negoziati sul Quadro finanziario pluriennale dell’UE. Infatti, la resistenza da parte dei membri dell’UE a incrementare i contributi al budget centrale ha spinto a cercare un uso più efficiente delle risorse esistenti, soprattutto per sostenere nuovi progetti legati alla difesa.

Il SEAE, creato nel 2011, ha visto una rapida espansione, crescendo fino a contare oltre 5.200 dipendenti globalmente. Le delegazioni svolgono ruoli chiave come mediatori con i governi locali e gestori di fondi e progetti dell’UE, e in alcuni casi, sono impegnate in missioni più delicate come il monitoraggio delle aree di conflitto.

Con questa nuova strategia, oltre a contenere i costi, l’UE intende rafforzare il suo impegno nei confronti delle sfide geopolitiche contemporanee, adattando le sue risorse alle nuove priorità internazionali. Un portavoce della Commissione europea ha evitato di commentare immediatamente questi piani.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *