L’Unione Europea è chiamata a intensificare il suo ruolo di guida nella battaglia contro i cambiamenti climatici, un compito che diventa cruciale in un contesto globale dove gli Stati Uniti, sotto la leadership del presidente Donald Trump, si sono ritirati dai negoziati internazionali sul clima. Questa è la visione espressa da Ana Toni, CEO della COP30 e segretario nazionale per il cambiamento climatico del Brasile, nel corso di un’intervista durante un summit sugli oceani a Nizza.

Con l’assenza degli Stati Uniti, il mondo deve affrontare il difficile compito di mantenere gli sforzi per contenere l’aumento delle temperature globali senza l’apporto del secondo maggiore emettitore di gas serra del pianeta. Questo scenario rischia di compromettere l’obiettivo centrale fissato dall’Accordo di Parigi di limitare l’aumento della temperatura media globale ben al di sotto dei 2 gradi Celsius rispetto ai livelli preindustriali, una soglia identificata dagli scienziati come cruciale per evitare conseguenze irreversibili per il clima terrestre.

Il rafforzamento della leadership europea potrebbe concretizzarsi attraverso l’adozione di obiettivi climatici ambiziosi. Toni ha indicato la necessità per l’Unione di impegnarsi a ridurre le sue emissioni di gas serra del 90% entro il 2040, accompagnato da un piano di azione dell’ONU per il 2035 che si allinei a questo traguardo. Un mancato impegno in tal senso, ha osservato Toni, rappresenterebbe una grande delusione.

Il Consiglio e il Parlamento Europeo stanno attualmente valutando le proposte della Commissione Europea, che dovrebbe presentare un obiettivo di riduzione delle emissioni per il 2040. Tuttavia, la Commissione si trova di fronte a resistenze da parte di alcuni Stati membri e di eurodeputati conservatori, e prevede quindi di offrire “flessibilità” ai Paesi per raggiungere il target del 90%.

Una possibilità in discussione è l’adozione dei crediti di carbonio internazionali. Sebbene questo sistema permetterebbe di finanziare progetti di riduzione delle emissioni in altre nazioni e conteggiare tali riduzioni nei bilanci nazionali, ci sono preoccupazioni riguardo alla sua efficacia. I dettagli restano oggetto di negoziazione, e alcune ONG temono che il sistema possa essere insufficiente.

La COP30 prevede che anche la Cina, maggiore produttore mondiale di emissioni, giochi un ruolo fondamentale nell’iniziativa globale per il clima. Toni ha espresso la necessità che Europa e Cina collaborino per accelerare la decarbonizzazione, auspicando che il vertice previsto a luglio possa rafforzare l’ambizione comune verso obiettivi climatici più elevati.

Inoltre, Toni si è detta contraria all’idea che i fondi investiti nei crediti di carbonio possano essere conteggiati come parte degli impegni di finanziamento climatico internazionale nei confronti dei paesi meno sviluppati. Durante il summit, è stata sottolineata l’importanza di distinguere tra l’acquisizione di diritti di emissione e l’effettivo sostegno finanziario a progetti che aiutano a combattere il cambiamento climatico.

Infine, Toni ha messo in guardia dall’adottare un atteggiamento accusatorio nei confronti della Cina. Un approccio di dialogo e collaborazione è considerato essenziale per affrontare la crisi climatica. La leadership politica è chiamata a prendere una posizione chiara e costruttiva per il bene del pianeta.

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