A Bruxelles, si avvicina la scadenza delle concessioni tariffarie europee sui prodotti agricoli provenienti dall’Ucraina, previste per il prossimo mese. Questo scenario ha indotto un’importante figura del panorama politico ucraino a esortare per una soluzione che eviti non solo conseguenze economiche significative per un alleato in difficoltà, ma anche una potenziale perdita di fiducia nelle istituzioni europee. Dmytro Natalukha, che guida il Comitato Affari Economici del parlamento ucraino, è stato di recente protagonista di una missione diplomatica nella capitale belga, accompagnato da un gruppo di undici parlamentari, con l’intento di discutere soluzioni commerciali rapide e durature prima del termine del 5 giugno delle Misure Commerciali Autonome dell’UE.
Il commercio con l’UE rappresenta una dimensione cruciale per Kiev, e il ritorno a dazi prebellici potrebbe incidere drammaticamente sui ricavi delle esportazioni, stimati in una potenziale riduzione di 3,5 miliardi di euro annualmente. Ciò potrebbe tradursi in una crescita economica per il 2025 inferiore alle aspettative, comprimendola dal 2,7% a solo lo 0,9%. La proposta “temporanea” avanzata dalla Commissione europea, che implica la reintroduzione di vecchie limitazioni su determinati prodotti agricoli come mais, pollame e zucchero, potrebbe soltanto parzialmente mitigare le perdite previste. Tuttavia, Natalukha sottolinea che le implicazioni politiche di tale mossa potrebbero rivelarsi ancora più impegnative. L’incapacità di stabilire una soluzione sostenibile rappresenterebbe non solo un impegno tradito, ma invierebbe un segnale che, nei momenti di difficoltà, l’UE potrebbe scegliere di concentrarsi su questioni interne anziché estendere supporto ai suoi alleati. Questa percezione potrebbe essere facilmente sfruttata dalla propaganda russa, minando il morale in Ucraina.
L’Ucraina si trova in una posizione particolarmente fragile, poiché il suo pilastro economico alternativo, la metallurgia, si affida fortemente alle risorse del bacino di Pokrovsk nella contesa regione di Donetsk, ancora teatro di ostilità. La perdita di questo territorio comprometterebbe il settore metallurgico, rendendo l’agricoltura una delle poche risorse rimaste per il paese. Eventuali ostacoli in questo settore avrebbero conseguenze devastanti, osserva Natalukha.
Nonostante le ripetute rassicurazioni della Commissione in merito alla scadenza delle Misure Commerciali Autonome, addotte per ragioni legali e per la necessità di aggiornare accordi commerciali preesistenti, Kiev lamenta una lentezza nei negoziati con Bruxelles. Natalukha evidenzia la mancanza di dialogo e di proposte alternative, insinuando che mancano sia discussioni concrete sia un processo strutturato.
La transizione delle deroghe tariffarie ha trovato un ampio consenso tra i membri UE in una recente votazione, ad eccezione di Svezia, Danimarca, Lettonia, Estonia e Lituania, che si sono astenute. Tuttavia, questa situazione rischia di generare incertezza, soprattutto se le quote di esportazione si esaurissero rapidamente, come accadeva regolarmente prima dell’inizio del conflitto.
Un portavoce della Commissione ha risposto indicando che le misure transitorie mirano a scongiurare scenari di collasso con la fine delle agevolazioni di guerra e ha dichiarato che i lavori di revisione del DCFTA proseguono con l’obiettivo di garantire stabilità e prevedibilità a lungo termine per gli operatori economici sia dell’UE che dell’Ucraina, anche in vista di una possibile futura adesione dell’Ucraina all’Unione Europea.