Una recente domanda posta al presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha attirato l’attenzione dei media per la sua risposta stizzosa. Durante un incontro con i giornalisti, una reporter ha chiesto a Trump la sua opinione sul neologismo «TACO/Trump Always Chickens Out», creato da Robert Armstrong del Financial Times. Questo termine, che sta guadagnando popolarità tra gli analisti finanziari, descrive la tendenza dei mercati a subire fluttuazioni in seguito alle minacce tariffarie di Trump, per poi stabilizzarsi quando riduce le tensioni e concede tempo per negoziare.
Il presidente ha reagito con irritazione alla domanda, dichiarandola una delle interrogazioni più spiacevoli che si possano concepire. Ha spiegato che il suo metodo consiste nel fissare inizialmente tariffe elevate e poi negoziare al ribasso. Questo approccio, secondo Trump, fa parte della strategia di negoziazione: si impone un numero irrealistico per poi rivederlo leggermente, in un processo di trattative.
Trump ha inoltre illustrato come il suo approccio abbia influenzato le relazioni commerciali con la Cina, inizialmente aumentando i dazi al 145% per poi ridurli al 30% e concedendo un periodo di 90 giorni per ulteriori discussioni. Anche per quanto riguarda l’Europa, il presidente ha sostenuto che senza la sua politica tariffaria, l’Unione Europea non avrebbe accettato di dialogare. Dopo aver imposto dazi del 50%, ha affermato che l’UE ha prontamente richiesto un incontro per definire le trattative entro una scadenza ben precisa.
Nel suo discorso, Trump ha dichiarato che la sua strategia economica ha portato a promessi investimenti significativi negli Stati Uniti, anche se le cifre fornite appaiono esagerate e non confermate da dati tangibili. Nonostante le critiche e le accuse di essere spesso troppo aggressivo, il presidente ha difeso il suo operato e la sua immagine di negoziatore implacabile, ribadendo alla giornalista di evitare domande malevole in futuro.
Il dibattito sul termine «TACO» evidenzia le tensioni continue tra l’Amministrazione Trump e gli osservatori economici, che monitorano con attenzione l’impatto delle sue politiche sulla stabilità del mercato globale e sulle relazioni internazionali.