Mikhail Khodorkovsky, un tempo uno degli uomini più facoltosi della Russia, ha trascorso un decennio in prigione in Siberia per essersi opposto a Vladimir Putin. Oggi risiede a Londra e rappresenta una delle voci più critiche e temute dal Cremlino.
In merito alla questione ucraina, Khodorkovsky ritiene che Putin abbia diversi motivi validi per prendere seriamente in considerazione i negoziati. Da un lato, in Russia si stanno accumulando problemi di natura economica e di reclutamento. Dall’altro, i territori ucraini occupati si stanno rivelando un ulteriore problema e un costo oneroso in prospettiva.
La stima per la ricostruzione oscilla tra i duecento e i trecento miliardi di dollari, cifra destinata a salire con l’eventuale aggiunta di altri territori. Vi è inoltre la complicata questione delle popolazioni: delle 3,5 milioni di persone rimaste nell’Ucraina occupata, circa 2,5 milioni si sono trasferite in Russia, molti dei quali anziani o disabili bisognosi di assistenza.
Sebbene non si preveda una resistenza partigiana clandestina, questa popolazione ha una lunga tradizione di lotta per i propri diritti economici. L’area è infatti una regione mineraria simile a Kemerovo, in Russia, ma più vicina a Mosca. I russi potrebbero aver perso l’abitudine a proteste di massa, ma gli ucraini certo no. Putin si trova così di fronte a una grana di dimensioni notevolmente maggiori rispetto alla Cecenia.
Il rapporto tra Putin e Donald Trump viene visto con un certo pessimismo da Khodorkovsky. Putin riconosce che Trump è il miglior presidente statunitense che gli potesse capitare: un uomo forte che ammira le proprie qualità e che gli consente di consolidare le sue conquiste e riottenere quasi del tutto il riconoscimento internazionale. Tuttavia, esiste il timore che la politica tollerante di Trump possa rendere Putin ancor più temerario. Trump apprezza Putin per la sua forza e vorrebbe imitarlo, ma Putin agisce con cautela, temendo di oltrepassare le linee rosse tracciate dagli Stati Uniti.
In Russia si diffonde l’idea che l’America non sia più intenzionata a combattere a causa di un possibile conflitto con la Cina. Se Trump e i suoi permettono a Putin di percepire debolezze, le conseguenze potrebbero essere gravi. Malgrado ciò, Putin rimane vigile.
L’opposizione alla guerra, nella popolazione russa, appare limitata: solo il 15-20% è apertamente contrario, mentre un considerevole 50% rimane neutro ma teme una potenziale sconfitta. Solo il 30% è favorevole al conflitto, e si tratta per lo più di anziani, gruppo che costituisce gran parte dell’elettorato di Putin e che il presidente cura attentamente nonostante la sua posizione autoritaria. La guerra sta acquisendo visibilità grazie agli efficaci contrattacchi ucraini e agli attacchi verso le infrastrutture strategiche russe.
Il calo nel numero di volontari per il fronte ha portato l’esercito a ricorrere all’arruolamento di coscritti forzati a firmare accordi per il fronte. Questo inganno potrebbe comportare serie conseguenze politiche.
Sebbene Putin non riconosca apertamente i propri fallimenti, Khodorkovsky sottolinea che il leader russo ha fallito nella sua guerra, almeno per il popolo russo. La guerra si è rivelata un pretesto per mascherare le sconfitte in campo sociale ed economico e, in fin dei conti, questa realtà diverrà chiara anche per le élite russe.