Nel drammatico contesto di Gaza, una storia di immenso dolore e speranza emerge dalle rovine di un conflitto incessante. Alaa al-Najjar, pediatra presso il Nasser Hospital di Khan Younis, ha vissuto una tragedia personale incommensurabile il 23 maggio. Quel giorno, un bombardamento israeliano ha devastato una palazzina a meno di un chilometro dal suo posto di lavoro. Nonostante le informazioni frammentarie, il cuore di Alaa ha subito riconosciuto la minaccia: il bombardamento era avvenuto proprio vicino alla sua abitazione.
Con il cuore in tumulto, Alaa ha lasciato tutto e si è precipitata verso casa, ignorando i moniti dei colleghi che cercavano di fermarla. La sua corsa disperata l’ha condotta di fronte a una scena straziante: la sua abitazione ridotta in macerie e i resti dei suoi amati figli sparsi, carbonizzati e irriconoscibili. Solo il piccolo Rival, di quattro anni, è stato possibile identificare. Non ha retto al dolore ed è svenuta, incapace di affrontare il lutto che l’aveva colpita.
Nell’attacco, nove dei suoi dieci figli hanno perso la vita. È sopravvissuto solo Adam, undicenne, insieme al marito Hamdi, anch’egli medico al Nasser. Purtroppo, Hamdi versa in condizioni critiche con gravi lesioni cerebrali e corporee dopo essere stato sottoposto a diversi interventi chirurgici. Le ferite del giovane Adam sono gravi, ma le sue condizioni mostrano segni di miglioramento.
Alaa passa le sue giornate nell’ospedale, tra la stanza di Adam e l’unità di terapia intensiva dov’è ricoverato suo marito. Le sue preghiere incessanti sono rivolte a Dio, nella speranza di una guarigione per entrambi. È una donna distrutta, lontana anni luce dalla forza che l’ha sempre contraddistinta, costretta a sopportare una sofferenza che nessuna madre dovrebbe mai conoscere.
La nipote Samah sottolinea quanto Alaa fosse una donna forte, capace di curare i figli degli altri, ma impotente di fronte alla sorte dei suoi. La pediatra, sopraffatta dalla perdita del proprio telefonino contenente foto e video di un passato ora irrecuperabile, cerca conforto nelle immagini dei suoi bambini, aggrappandosi ai ricordi per qualche istante di tregua dalla cruda realtà.
I figli di Alaa erano dieci splendidi bambini: Yahya, Adam, Rakan, Eve, Jobran, Raslan, Rival, Sadin, Loqman e la piccola Sidra. Erano ragazzi brillanti e pieni di vita, capaci di parlare inglese e attenti alle esigenze della famiglia. Amavano leggere, giocare, e coltivavano una curiosità vivace verso il mondo, nonostante le difficoltà del contesto in cui vivevano.
La famiglia al-Najjar aspira a un mondo migliore, dove finalmente la pace possa prevalere a Gaza e i bambini possano crescere in sicurezza. Alaa spera che il mondo non resti indifferente di fronte a queste tragedie e che si mobiliti per garantire un futuro meno incerto, offrendo assistenza al marito e al figlio all’estero dove potrebbero ricevere cure adeguate.
Mentre si diffonde la notizia, subito smentita, di una possibile tregua, la speranza resta viva nel cuore di Alaa. La pace e la salvezza per Gaza sembrano un sogno ancora lontano, ma necessario affinché nessuna famiglia debba più conoscere un simile orrore.