Nel secolo scorso, anche quando gli eserciti russi hanno marciato sull’Europa, la musica e la cultura russa hanno continuato a trovare un pubblico entusiasta nei teatri e nelle sale da concerto del continente. Direttori affascinanti e noti soprani russi hanno ricoperto il ruolo di ambasciatori del potere culturale russo, conquistando il cuore degli spettatori con la loro passione. Nonostante il crollo dell’Unione Sovietica e l’annessione della Crimea da parte di Mosca nel 2014, le opere e i balletti russi hanno mantenuto la loro rilevanza e sacralità in Europa.
Tuttavia, nell’inverno del 2022, la situazione è cambiata in modo drastico quando il Cremlino ha dato inizio all’invasione su larga scala dell’Ucraina. In risposta e in solidarietà con Kiev, la comunità della musica classica ha deciso di interrompere i concerti russi, sospendere la messa in scena di opere iconiche come “Lo Schiaccianoci” e “Il lago dei cigni”, e di escludere artisti con legami pubblici con il presidente Vladimir Putin. Questo ha segnato un movimento di derussificazione delle arti in Europa.
A distanza di tre anni da quegli eventi, si sta assistendo a un ritorno graduale e discreto di alcuni dei protagonisti russi nelle orchestre e sui palcoscenici di tutta Europa. Questo ritorno rappresenta una sorta di successo per Mosca, mentre i critici suggeriscono che la Russia stia utilizzando l’alta cultura come uno strumento di soft power per porre fine al proprio isolamento internazionale.
Con il ritorno degli artisti russi, le autorità ucraine e l’Unione Europea stanno esortando le istituzioni culturali più prestigiose del continente a resistere alle pressioni di Mosca. Il ministro della Cultura ucraino, Mykola Tochytskyi, ha sottolineato che il mondo artistico europeo dovrebbe riflettere attentamente prima di accogliere nuovamente artisti russi, poiché reintegrare la cultura russa durante l’attuale contesto di conflitto potrebbe rivelarsi “molto rischioso”. Secondo Tochytskyi, la presenza attiva della cultura russa in un paese è immediatamente correlata a disinformazione e possibili atti di aggressione.
Concordando con questa posizione, il commissario europeo per la Cultura, Glenn Micallef, ha dichiarato che i teatri europei non dovrebbero ospitare chi sostiene l’aggressione contro l’Ucraina. Queste dichiarazioni riflettono una tensione persistente tra la necessità di difendere l’integrità culturale e i tentativi di applicare pressioni politiche attraverso le arti.