Durante i primi anni del 2000, gli Stati Uniti hanno sviluppato un ordigno militare con l’intento di usarlo contro nazioni considerate ostili, come la Corea del Nord e la Repubblica Islamica dell’Iran. Successivamente, la bomba è stata migliorata per aumentare il suo potere distruttivo attraverso innovazioni che rimangono in gran parte segrete per motivi di sicurezza. Questa è la GBU-57, ben nota nel suo ruolo di distruttrice di bunker profondamente sotterrati, come quello del sito nucleare iraniano di Fordow.
Verso la fine di marzo, sei bombardieri B-2 americani sono atterrati a Diego Garcia, un atollo condiviso con il Regno Unito situato nell’Oceano Indiano. Questo arrivo è stato immediatamente associato alla possibilità di azioni militari nello Yemen contro gli Houthi e, potenzialmente, contro l’Iran in futuro. Il B-2, noto anche con il soprannome di “Spirit”, è l’unico velivolo in grado di trasportare la GBU-57 da 14 tonnellate, progettata per penetrare e distruggere obiettivi fortificati in profondità.
Gli esperti suggeriscono che, per avere successo contro bersagli protetti come quelli a Fordow, ospitati dentro una montagna, è necessario un attacco multiplo. Le simulazioni del Pentagono hanno dimostrato che servono diversi lanci successivi: un primo attacco, seguito rapidamente da altri, simile a un processo di martellamento ripetuto.
Israele, pur avendo le sue bombe “bunker buster”, già usate con effetti devastanti contro Hezbollah, potrebbe non avere le capacità sufficienti ad affrontare completamente i tunnel nascosti dell’Iran. Questi tunnel infatti contengono missili e impianti scientifici. Di conseguenza, la cooperazione con gli Stati Uniti e l’uso della GBU-57 appaiono cruciali per colpire efficacemente il sito di Fordow. Fonti dell’AIEA indicano che attacchi su altri siti iraniani come Natanz hanno provocato danni significativi alle centrifughe per l’arricchimento dell’uranio.
Nel mentre, il Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, potrebbe trovarsi a decidere sull’eventualità di un intervento. Nel teatro di operazioni, la presenza è già imponente: due portaerei, numerosi caccia e vettori per missili cruise. Inoltre, ci sono quasi 30 aerei cisterna pronti ad estendere il raggio delle operazioni.
Dall’altra parte, l’Iran risponde con lanci di missili e minacce di ulteriori rappresaglie, sostenendo di non aver ancora impiegato le loro armi migliori. La tensione rimane alta, con entrambe le parti ben lontane dal fare un passo indietro.