La Commissione Europea sta valutando una nuova proposta che potrebbe permettere un utilizzo controllato di crediti di carbonio derivanti da progetti realizzati al di fuori dei confini dell’Unione Europea, al fine di raggiungere gli obiettivi climatici stabiliti per il 2040. Questa bozza di emendamento alla Legge sul Clima Europea mira a ridurre le emissioni del 90% rispetto ai livelli del 1990 entro il 2040, offrendo ai paesi membri l’opportunità di realizzare parte di tale riduzione attraverso il finanziamento di progetti ambientali in nazioni meno sviluppate.

La pubblicazione ufficiale di questa proposta da parte della Commissione Europea è prevista per il 2 luglio. L’idea di limitare l’impiego di tali crediti al 3% del target complessivo si allinea con un accordo raggiunto durante le trattative che hanno portato alla formazione del nuovo governo tedesco. Tuttavia, il documento è ancora in fase di discussione sia internamente all’interno della Commissione sia con gli stati membri. Un insider, che ha scelto di rimanere anonimo, ha condiviso con POLITICO alcuni dettagli del progetto.

L’applicazione dei crediti di carbonio consentirebbe a governi, imprese o addirittura all’intera Unione, sulla base degli sviluppi legislativi, di finanziare iniziative di riduzione delle emissioni in altri paesi, contabilizzando questi tagli come propri invece che nel computo del paese ospitante. Attualmente, gli obiettivi climatici impongono che tali riduzioni vengano conseguite solo tramite sforzi interni, e alcuni critici temono che anche un ricorso parziale ai crediti possa rallentare i progressi verso la decarbonizzazione nazionale.

L’opzione dei crediti ha tuttavia trovato risonanza nelle varie capitali europee. Un funzionario del Ministero della Transizione Ecologica francese, martedì scorso, ha riportato che Wopke Hoekstra, Commissario Europeo per il Clima, ha discusso l’ipotesi di un limite del 3% durante gli incontri. Secondo il rappresentante francese, che ha preferito mantenere l’anonimato, il limite proposto appare troppo restrittivo e potrebbe essere soggetto a ulteriore discussione.

Un alto funzionario di un altro paese dell’UE ha confermato i dialoghi tra Hoekstra e gli stati membri sull’argomento. Alcuni governi, che hanno scelto di non essere identificati, fanno sapere che la Commissione sembrerebbe orientata verso il limite del 3%, sebbene ancora non confermato ufficialmente. Simili informazioni sono emerse anche dalla stampa olandese.

La pressione esercitata da Hoekstra sulla coalizione governativa tedesca per includere i crediti di carbonio è stata riferita da fonti a POLITICO, con la proposta del 3% proveniente dal lato tedesco. Tuttavia, un avvertimento è stato lanciato dal consiglio di esperti scientifici dell’UE: i crediti di carbonio potrebbero minacciare l’integrità degli obiettivi climatici. Anche Teresa Ribera, vicepresidente della Commissione per il clima, ha manifestato dubbi. Nonostante ciò, vi sono paesi, incluso la Francia, che vedono in questi crediti un possibile sollievo per l’industria europea.

Il rappresentante francese ha preferito non indicare una quota precisa per i crediti, sottolineando che il margine di flessibilità merita una negoziazione. Restano aperti dibattiti su un possibile aumento di tale limite. La Commissione Europea, per ora, non ha rilasciato commenti ufficiali sulla questione.

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