Un inquietante confronto si sta svolgendo dietro le quinte dei rapporti internazionali, rivelando una strategia volta a minare la stabilità dell’Iran. Secondo fonti israeliane, l’intelligence di Israele, sostenuta dall’amministrazione di Donald Trump, ha intensificato contatti segreti con alti esponenti dell’esercito iraniano e delle minoranze etniche del Paese con l’obiettivo di innescare un cambiamento radicale nel governo di Teheran.

Un audio clamoroso, riportato dal Washington Post, mostra un agente dell’intelligence israeliana al telefono con un generale iraniano, minacciando azioni drastiche contro di lui e la sua famiglia se non condanna pubblicamente il regime iraniano. Questa operazione, parte di una campagna denominata Rising Lion, ha come scopo quello di seminare discordia e indebolire le fondamenta della Repubblica islamica in Iran.

La campagna, iniziata poco dopo un attacco aereo israeliano contro obiettivi iraniani, ha visto la distribuzione di lettere minacciose e intimidazioni dirette agli ufficiali del regime, nel tentativo di instillare il timore di un possibile colpo di Stato. L’idea sarebbe quella di spingere gli alti ranghi dell’esercito – meno fedeli all’ideologia dei pasdaran – a rivolgersi contro il governo teocratico, magari sostenendo una figura politica riformista come Hassan Rouhani.

Parallelamente, si sospetta che il Mossad sia in contatto con fazioni curde e Mujaheddin del popolo – entrambi storicamente oppositori del regime – per mobilitare una rivolta popolare. Tuttavia, la situazione interna è complessa e richiederà tempo prima che qualunque moto insurrezionale possa effettivamente prendere piede.

Mentre la tensione cresce, si discute molto nei circoli politici e militari sui reali obiettivi di Israele e Stati Uniti: abbattere il regime iraniano o solamente indebolirlo? Questo scenario si complica ulteriormente considerando le capacità belliche di Teheran, tra cui un arsenale di missili balistici, anti-nave e droni, che potrebbero alimentare un conflitto su larga scala nella regione.

Quest’evoluzione degli eventi dimostra quanto le strategie di destabilizzazione vadano oltre i tradizionali attacchi militari, entrando nei meandri della guerra psicologica e dell’influenza politica, per cambiare il corso della storia in uno dei Paesi più complessi e resistenti del Medio Oriente. Tuttavia, il segreto del successo di tali operazioni risiede nella pazienza: solo il tempo dirà se queste manovre daranno i frutti sperati, o se contribuiranno a un ulteriore caos nella delicata scacchiera geopolitica.

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