Dopo il ricorso presentato da numerose aziende e da vari Stati americani, la Corte del Commercio Internazionale, situata a Manhattan, ha annullato i dazi imposti dall’amministrazione Trump. La corte ha stabilito che l’International Emergency Economic Powers Act del 1977, un atto normativo mai utilizzato in precedenza per le tariffe, non concede al presidente l’autorità di imporre dazi in maniera unilaterale su quasi tutti i Paesi, come avvenuto il 2 aprile durante la cosiddetta Giornata della Liberazione. Il governo degli Stati Uniti ha immediatamente presentato ricorso, e il caso potrebbe giungere alla Corte Suprema.
La sentenza ha avuto un impatto positivo sui mercati finanziari e ha incontrato il consenso di alcuni critici di Trump, tra cui Letitia James, procuratore generale di New York. La decisione complica però i già difficili negoziati sui dazi con l’Unione Europea, il Giappone e altre nazioni: definire una strategia in questo contesto si rivela particolarmente arduo.
La corte ha eliminato gli ordini esecutivi di Trump che imponevano dazi del 25% su prodotti provenienti da Canada e Messico e del 20% su prodotti cinesi, motivati da un’emergenza nazionale legata al traffico di fentanyl. Sono stati altresì aboliti i dazi del 10% contro tutti i partner commerciali degli Stati Uniti per il deficit della bilancia commerciale e i dazi dal 20% al 50% previsti su circa sessanta Paesi, che sarebbero dovuti entrare in vigore il 9 luglio in assenza di un accordo con la Casa Bianca.
L’annullamento delle tariffe potrebbe obbligare il governo a restituire quanto già riscosso, secondo l’opinione di alcuni esperti. Tra coloro che si sono mossi legalmente c’è stata V.O.S. Selections, una società di distribuzione vinicola basata a New York, assieme ad altre piccole imprese. Un’altra denuncia proviene dallo Stato dell’Oregon, insieme a ulteriori undici Stati governati da democratici, che contestavano la legittimità costituzionale delle azioni presidenziali.
La decisione dei giudici, raggiunta all’unanimità, è stata firmata da Gary Katzmann, nominato da Obama; Jane Restani, scelta da Reagan; e Timothy Reif, nominato da Trump.