Nelle ultime ore, Nuova Delhi ha effettuato lanci missilistici che hanno colpito diverse località del Kashmir e del Punjab, provocando almeno 26 morti e 46 feriti. Tra i bersagli vi era anche una moschea. Di contro, il Pakistan ha abbattuto cinque caccia indiani, causando la morte di almeno otto persone, alimentando così una catena di violenti scontri lungo la Linea di Controllo, il fragile confine fra le due nazioni coinvolte nella disputa territoriale. Gli scontri hanno indotto la cancellazione di tutti i voli da e verso il Kashmir. Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha descritto l’operazione militare indiana come “una vergogna”.
L’India ha dichiarato di aver colpito nove obiettivi considerati siti terroristici nella porzione di Kashmir sotto amministrazione pakistana. Questi attacchi sono stati riassunti come una risposta preventiva agli eventi del 22 aprile, giorno in cui una esplosione aveva mietuto la vita di 26 turisti in quell’area contestata. Mentre Nuova Delhi accusa Islamabad di complicità, il Pakistan respinge ogni imputazione, ma ha autorizzato le proprie forze armate a contrattacchi proporzionati, appellandosi al diritto di difesa sancito dall’ONU.
In un comunicato, le forze pakistane hanno confermato le incursioni indiane oltre il Kashmir fino al Punjab, luogo densamente popolato e vicino alla frontiera indiana. Diversi resoconti parlano di continui scambi di artiglieria pesante tra le truppe dei due paesi lungo la Linea di Controllo. La regione si trova sull’orlo del conflitto e presenta scenari molto preoccupanti vista la presenza di arsenali nucleari in entrambi i Paesi.
I missili indiani hanno lasciato dietro di sé un panorama di devastazione: tra le vittime ci sono donne e bambini coinvolti nell’attacco alla moschea di Bahawalpur. Anche una clinica e quattro altre moschee avrebbero subito danni. Intorno a città chiave come Lahore e Karachi, è stato imposto il blocco dello spazio aereo, mentre Air India e compagnie come Qatar Airways hanno interrotto numerosi voli diretti a vari aeroporti del nord-ovest indiano, compresi quelli di Srinagar. L’elenco degli aeroporti chiusi comprende anche lo scalo della capitale indiana: alcuni voli sono stati dirottati per evitare il conflitto aperto.
Nel contesto internazionale, vari stati richiamano la necessità di moderazione per evitare una deriva verso una guerra totale, temuta vista la natura nucleare delle due nazioni. La Cina si è detta preoccupata chiedendo moderazione, mentre la Turchia intravede il rischio immediato di una guerra generale. Anche la Russia ha invocato calma e dialogo tra le due potenze. Le Nazioni Unite, attraverso un portavoce, hanno esplicitato che il mondo non può permettersi un conflitto militare fra India e Pakistan.
L’operazione militare intrapresa da Nuova Delhi è stata battezzata “Sindoor”, in riferimento alla simbolica polvere rossa usata dalle donne sposate in India. Il primo ministro indiano Modi ha celebrato la missione come un atto di orgoglio nazionale, sostenendo che «giustizia è stata fatta» e affermando che sarebbero stati eliminati almeno 80 terroristi. Dall’altra parte, il primo ministro pakistano, Shehbaz Sharif, ha denunciato gli attacchi come “atti di guerra” e ha avvisato che Islamabad si riserva di rispondere con forza, conformemente alla Carta delle Nazioni Unite.
L’Iran ha proposto di mediare tra le parti in conflitto, mandando a Delhi il ministro degli Esteri per cercare un dialogo. Resta alto il livello d’allerta tra le nazioni del mondo riguardo a un possibile inasprimento delle tensioni tra due delle principali potenze militari del subcontinente asiatico.