Domenica scorsa, cinque persone hanno perso la vita e diverse altre sono rimaste ferite mentre si dirigevano verso punti di distribuzione di aiuti a Gaza. Questi centri sono gestiti dalla Gaza Humanitarian Foundation, un’organizzazione sostenuta da Israele e Stati Uniti. La notizia è stata riportata da diversi media, che hanno citato fonti sanitarie palestinesi e testimoni oculari.
Secondo quanto riferisce l’Associated Press, testimoni palestinesi avrebbero visto le forze israeliane aprire il fuoco a circa un chilometro di distanza da un sito della città di Rafah sotto il controllo della GHF. Quattro dei corpi senza vita sono stati portati all’ospedale Nasser, situato nel sud della Striscia di Gaza.
Da parte israeliana, un portavoce militare ha informato l’AP che sono stati sparati colpi di avvertimento verso “sospetti” che si stavano avvicinando alle postazioni militari israeliane e che avrebbero ignorato ripetuti avvisi di allontanarsi. Nel frattempo, l’ospedale Al-Awda ha comunicato di aver ricevuto il corpo di un uomo di 42 anni e di aver curato 29 feriti, registrati nei pressi di un altro centro di distribuzione di aiuti della GHF.
Il portavoce della GHF ha sostenuto, sempre all’AP, che nei dintorni dei loro siti di distribuzione non si era verificato alcun incidente di violenza. Nella giornata di domenica, almeno 31 persone hanno perso la vita e oltre 150 sono rimaste ferite mentre cercavano di raggiungere un centro di distribuzione, come riportato dai media che hanno consultato autorità sanitarie locali e testimoni.
Questi tragici episodi mettono in luce le difficoltà persistenti nel fornire assistenza a Gaza, nonostante l’accordo di Israele, stipulato il mese scorso, che prevede un allentamento di un blocco sul territorio durato quasi tre mesi. La gestione della GHF ha ricevuto critiche anche da parte delle Nazioni Unite, che accusano l’organizzazione di aver facilitato il fenomeno dello sfollamento forzato dei palestinesi della Striscia di Gaza.