Nella Striscia di Gaza, la vita quotidiana è contrassegnata da una grave emergenza alimentare che colpisce molte famiglie, inclusi Salma, suo marito Ayan e i loro tre figli. Con scorte alimentari ridotte al minimo, il nucleo familiare spesso riesce a consumare solo un pasto al giorno. Il figlio minore, Muhammad, ha sofferto così tanto la fame da piangere per un intero pomeriggio fino ad addormentarsi. All’interno della loro tenda, che funge da casa da tre mesi, le risorse scarseggiano.
Salma e la sua famiglia si considerano relativamente fortunate grazie al lavoro di Ayan presso una ONG, che garantisce loro uno stipendio mensile di 600 euro. Nonostante ciò, il costo degli alimenti è esponenzialmente aumentato, costringendo molti a rivolgersi al mercato nero per acquisire beni di prima necessità, spesso a prezzi dieci volte superiori al normale. In queste circostanze, un chilo di farina al mercato nero costa quasi quanto il compenso giornaliero di Ayan.
La situazione è aggravata dal pericolo rappresentato dai centri di distribuzione della Gaza Humanitarian Foundation, considerati troppo rischiosi da frequentare a causa delle sparatorie. Nel frattempo, i mercanti locali devono affrontare spese di trasporto astronomiche e tangenti. Un camion di merce può costare fino a trentamila euro, spingendo i prezzi al dettaglio ancora più in alto.
Un venditore di Gaza ha riportato prezzi esorbitanti per alimenti che una volta erano accessibili, come patate, piselli, e riso, oltre a beni di prima necessità come zucchero e caffè. La domanda di beni di lusso, come il cioccolato e la Nutella, continua a esistere, ma a prezzi inarrivabili per la maggioranza. Anche i prodotti umanitari della GHF, destinati a essere gratuiti, finiscono per essere venduti a causa della necessità di coprire i costi e i rischi di trasporto.
Questa difficile realtà si riflette anche nei beni di uso quotidiano. Assorbenti e pannolini, entrambi costosi e indispensabili, lasciano molte famiglie senza alternative se non quella di ricorrere a metodi obsoleti e precari. Salma stessa ha rinunciato agli assorbenti, utilizzando il cotone come si faceva un secolo fa.
Le conseguenze di queste privazioni sono devastanti, con 80 bambini che secondo fonti governative gestite da Hamas sono deceduti per malnutrizione dall’inizio di maggio. Nonostante tutto, piccoli momenti di gioia e resistenza si trovano nel celebrare feste con minuscoli piaceri, come una barretta di cioccolato per il compleanno del figlio maggiore, nonostante l’incredibile costo di questa semplice delizia.
In un contesto di povertà crescente e conflitti irrisolti, la vita nella Striscia di Gaza continua a essere una lotta quotidiana per il cibo, la sicurezza e la dignità umana.