Un cambio storico nella politica del Regno Unito emerge con forza dal recente voto amministrativo in Inghilterra. Reform, il partito populista di destra guidato da Nigel Farage, sta alterando profondamente il tradizionale sistema politico britannico. Con un impatto simile a un terremoto politico, il partito di Farage ha ottenuto un forte consenso, coinvolgendo circa un terzo degli elettori in Inghilterra. Pur non essendo al voto le altre regioni britanniche, l’influenza di Reform si è sentita ovunque.

Un esempio eclatante della sua ascesa è la vittoria ottenuta a Runcorn, in un’elezione suppletiva dove il Labour aveva precedentemente trionfato con una netta maggioranza. Qui, la candidata di Reform, Sarah Pochin, è riuscita a prevalere sui laburisti, seppur con un margine di soli sei voti, proclamando Nigel Farage come il potenziale futuro primo ministro del Paese. Inoltre, Reform ha conquistato la regione del Lincolnshire, superando i conservatori con il 42% dei voti contro il 26% dei rivali.

Con l’allargamento degli orizzonti politici in attesa dei risultati definitivi, la frammentazione del tradizionale duopolio laburisti-conservatori appare evidente. Un parallelo può essere tracciato con i cambiamenti avvenuti circa un secolo fa, quando i laburisti presero il posto dei liberali come principale avversario dei conservatori. Oggi, Reform si erige come la vera opposizione al governo guidato da Keir Starmer, con l’aggiunta dei promettenti risultati dei liberaldemocratici e dei Verdi a complicare ulteriormente il quadro politico.

Il sostegno a Reform esprime una chiara protesta contro lo status quo e l’establishment politico tradizionale. Se le elezioni precedenti hanno rappresentato una condanna dei conservatori, l’attuale insoddisfazione verso i laburisti spinge gli elettori verso l’unica alternativa rimanente, il populismo di destra. Le tematiche dell’immigrazione, che occupano nuovamente una posizione centrale nelle preoccupazioni degli elettori, rappresentano un forte punto di attrazione per il partito di Farage. La crescita di Reform riflette un malessere in atto dalla crisi finanziaria di quasi due decenni fa, che ha visto un peggioramento delle condizioni di vita, in particolare per la classe lavoratrice. Questo disagio, manifestatosi già con il voto pro-Brexit del 2016, sembra trovare ora un canale di espressione in Farage, nonostante le prospettive del suo partito possano apparire vaghe.

L’approccio nazionale alla situazione resterà da chiarire, considerando che il sistema elettorale britannico, con i suoi seggi uninominali, potrebbe distorcere significativamente il risultato delle urne. Nelle scorse elezioni, il Labour ha beneficiato di una larga maggioranza con soli il 34% dei voti. Tuttavia, con una competizione politica che include ora almeno quattro, se non cinque, formazioni principali, i risultati sono incerti e il crollo dei partiti tradizionali sembra una possibilità concreta. Anche se le elezioni generali sono previste tra quattro anni, l’idea di Farage primo ministro non appare più come pura fantasia politica.

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