All’alba, la città si sveglia sotto un cielo ancora buio. Il segnale delle sirene si è placato e il lugubre suono dei corvi è quasi melodioso. In ogni angolo si percepisce l’odore acre del fumo proveniente da un edificio in fiamme. Un cameriere di nome Volo, testimone di tutte le notti violente di questo conflitto, racconta che quella appena trascorsa è stata la peggiore notte di Kiev. All’una si è rifugiato con altri a due piani sottoterra quando gli Shahed, i piccoli droni kamikaze costruiti dagli iraniani, hanno iniziato a volteggiare sopra le teste, trasformandosi in strumenti di distruzione.
In questa occasione si sono registrati oltre cinquecento attacchi, un numero senza precedenti, e ai droni si sono aggiunti missili balistici che hanno colpito le aree periferiche. Le difese antiaeree si sono attivate, tracciando traiettorie luminose nel cielo. I russi conoscevano bene le loro destinazioni: Desnyanskyi, Darnytskyi, Shevchenkiskyi e altri quartieri sia centrali che periferici hanno subito l’offensiva. Tre persone sono rimaste ferite, mentre le ambulanze si affrettavano a muoversi schivando le detonazioni. Il sindaco di Kiev, Vitali Klitschko, ha immediatamente comunicato su Telegram l’ordine di rimanere nei bunker, mentre i droni continuavano ad avvicinarsi.
Nelle strade, le auto bruciavano, frammenti di droni cadevano su scuole, farmacie e balconi che prendevano fuoco. Il quartiere storico di Podil e la zona di Darnytsky con alcune ambasciate non sono state risparmiate. Odessa racconta una storia simile: un uomo di 59 anni ha perso la vita, quattro persone sono rimaste ferite, e diversi condomini e un ospedale, in particolare il reparto maternità, sono stati colpiti. Questi eventi rappresentano l’ultimo atto di vendetta orchestrato da Putin, un crescendo di ostilità dopo l’umiliazione subita dagli attacchi agli aeroporti siberiani.
Le notti terribili a Kharkiv e negli altri cieli ucraini lasciano il posto a un attacco esteso sulla capitale Kiev. La situazione della difesa ucraina è sempre più critica. Le risorse difensive statunitensi si stanno consumando, e il presidente Volodymyr Zelensky ha richiesto ulteriori sistemi Patriot. Questi sono stati forniti da Israele, anche se risalgono al 1991 e all’epoca della Guerra del Golfo, quando venivano impiegati per intercettare i vecchi missili Scud di Saddam Hussein. Siamo di fronte a uno scenario complesso, dove ogni tentativo di difesa è essenziale, mentre i venti della guerra continuano a soffiare.