Domenica prossima, i cittadini romeni si recheranno alle urne per partecipare al tanto atteso primo turno delle elezioni presidenziali. Questo appuntamento elettorale, che si tiene dopo l’annullamento delle consultazioni di novembre, segnerà quali due candidati tra quelli in corsa avanzeranno al secondo turno del 18 maggio. In quella data si conoscerà il prossimo inquilino del Palazzo Cotroceni, la residenza ufficiale del presidente a Bucarest. Il percorso verso questo voto è stato contrassegnato da innumerevoli svolte legali e politiche, comprese squalifiche e ritorni inaspettati.

Una rapida rassegna dei recenti eventi è d’obbligo. L’annullamento del voto di novembre è stato determinato da una decisione della Corte costituzionale, che ha verificato interferenze presumibilmente di origine russa. In quell’occasione, Călin Georgescu, inizialmente vincitore del primo turno, è stato escluso dalle elezioni. Di conseguenza, Georgescu non prenderà parte alla competizione di domenica, poiché ha esaurito le possibilità legali per contestare la sua esclusione.

Circa dodici candidati sono in gara, ma solo cinque hanno reali possibilità di raggiungere il secondo turno. Tra questi, George Simion, rappresentante del partito di estrema destra Alleanza per l’Unione dei Rumeni, si presenta come favorito. Nonostante Simion neghi qualsiasi vicinanza alla Russia, ha espresso l’intenzione di fermare il supporto militare all’Ucraina e ha promesso di assegnare un ruolo significativo a Georgescu in caso di vittoria.

Crin Antonescu, sostenuto da una coalizione di centro-sinistra e centro-destra, è un altro contendente di rilievo, sebbene il suo passato come presidente ad interim non sia stato particolarmente incisivo. Victor Ponta, ex primo ministro, corre come indipendente e porta con sé un passato controverso di dimissioni e indagini, pur essendo stato assolto dalle accuse.

Elena Lasconi, già giornalista e sindaco di una cittadina nei pressi di Bucarest, rappresenta l’Unione Salvate la Romania, ma le sue possibilità di successo sembrano diminuire, complici anche divisioni all’interno del suo stesso partito a favore di Nicușor Dan, l’attuale sindaco di Bucarest.

Con le urne aperte domenica dalle 7:00 alle 21:00 e le votazioni anticipate della grande diaspora romena, i risultati preliminari saranno seguiti da vicino. Le autorità elettorali renderanno noti i due candidati del ballottaggio entro il 9 maggio, anche se probabilmente lo scenario sarà già chiaro prima. Un esito che veda un candidato superare il 50% dei voti potrebbe evitare il secondo turno, ma ciò appare improbabile.

Queste elezioni hanno implicazioni significative non solo per la Romania ma anche per l’Unione Europea e la NATO, in uno scenario già reso complesso dalla guerra tra Russia e Ucraina. La vittoria di Simion potrebbe portare a una linea più dura e autonoma nei confronti di Bruxelles e all’interruzione del supporto a Kiev. D’altro canto, candidati come Antonescu e Dan rappresentano posizioni più tradizionali e allineate con gli interessi europei.

Qualsiasi svolta radicale verso l’estrema destra in Romania contribuirebbe a un trend di crescita dei governi di destra in Europa, avvicinando il paese a nazioni come l’Ungheria, la Slovacchia e l’Italia, che hanno già abbracciato politiche simili. POLITICO fornisce una panoramica degli scenari possibili e dei futuri sviluppi politici che potrebbero derivare da queste elezioni.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *