Nel panorama politico di Varsavia, Donald Tusk ha consolidato la sua posizione di leader del governo polacco mercoledì scorso, attraverso l’approvazione di una mozione di fiducia nel parlamento. Questa mossa strategica è stata necessaria per stabilizzare il suo ruolo di primo ministro dopo la cocente sconfitta subita dal suo candidato presidenziale preferito, Rafał Trzaskowski, alle elezioni del 1 giugno, vinte dal nazionalista Karol Nawrocki.
Il voto, conclusosi con 243 favorevoli e 210 contrari, non ha riservato grandi sorprese, data la solida maggioranza detenuta dalla coalizione di Tusk in parlamento. Tuttavia, rappresenta un tentativo di riposizionare il governo dopo la vittoria del candidato di Diritto e Giustizia (PiS), Nawrocki. Quest’ultimo succederà ad Andrzej Duda, mantenendo la continuità di una presidenza incline all’ostruzionismo nei confronti delle politiche proposte dalla coalizione di Tusk.
“L’appoggio del parlamento è imprescindibile per affrontare la complessa realtà politica attuale”, ha affermato Tusk, sottolineando la volontà di ridefinire l’agenda del governo. Il premier aveva auspicato che l’elezione di Trzaskowski facilitasse riforme interne significative e potenziasse le sue credenziali internazionali, ponendo fine all’ostruzionismo presidenziale della precedente amministrazione.
Ora, però, l’esecutivo di Tusk dovrà misurarsi con un presidente antagonista, capace di bloccare normative senza il sufficiente appoggio parlamentare per superare eventuali veti. “Il percorso davanti a noi sarà arduo e le condizioni politiche restano sfavorevoli”, ha ammesso tristemente Tusk, alludendo al mandato di Nawrocki in arrivo il 6 agosto.
In tale contesto, il PiS ha boicottato il discorso di Tusk, presentandosi solo per attaccarlo con critiche veementi. Un esempio di ciò è stato l’intervento del deputato Janusz Kowalski, che ha aspramente criticato Tusk definendolo “il primo ministro del disastro sulle finanze pubbliche e dell’inganno verso il popolo polacco”.
Nonostante le critiche, Tusk ha difeso con fermezza i risultati ottenuti dal suo esecutivo, portando a esempio l’aumento della spesa per la difesa, il restringimento del rilascio di visti per migranti e l’espansione delle politiche sociali. Inoltre, ha promesso una riorganizzazione governativa in luglio e ha evidenziato una crescita economica in netta accelerazione, superiore al 3% entro il 2025.
Parallelamente, il premier ha riaffermato il suo impegno a indagare su presunti abusi del PiS, promettendo di ristabilire lo stato di diritto e di cancellare le alterazioni giudiziarie volute dai suoi predecessori, sebbene il percorso appaia ostacolato dalla nuova presidenza.
Il discorso di Tusk, tuttavia, non ha delineato un chiaro piano d’azione per il futuro prossimo, lasciando aperti interrogativi sul percorso verso le elezioni generali del 2027. Questa mancanza di una visione chiara continua a rappresentare una sfida per il suo governo, in un contesto politico sempre più polarizzato e complesso.