L’Unione europea si appresta ad approvare la richiesta della Bulgaria di adottare l’euro a partire dal 1° gennaio 2026, passo che la farà diventare il 21° membro dell’Unione Economica e Monetaria. Dopo anni di preparativi e attese, fonti interne alla Commissione europea e alla Banca centrale europea (BCE) hanno rivelato a POLITICO che il via libera ufficiale è previsto nel rapporto che verrà pubblicato il prossimo mercoledì. Per la Bulgaria, entrare nella famiglia dell’euro porterebbe benefici significativi, come il rafforzamento degli scambi commerciali con gli altri membri dell’Unione europea, la riduzione dei costi di transazione e una maggiore influenza nelle decisioni di Bruxelles.

L’economista bulgaro Atanas Pekanov, che in passato ha ricoperto la carica di vice primo ministro, ritiene che l’adozione dell’euro possa soltanto rafforzare la sovranità della Bulgaria. Egli ha sottolineato l’importanza della partecipazione al processo decisionale della BCE. Sebbene da decenni il lev bulgaro fosse legato all’euro, di fatto il paese non aveva alcun potere nelle scelte di politica monetaria della BCE, non essendo un membro ufficiale. Con l’adesione prevista nel 2026, il governatore della Banca centrale bulgara otterrà un posto nel Consiglio direttivo della BCE. Tuttavia, essendo la Bulgaria tra i membri più piccoli dell’unione, con circa l’1% del prodotto interno lordo, la sua influenza sarà comunque limitata.

Alcuni critici hanno espresso preoccupazioni riguardo ai rischi associati all’adozione della moneta unica. Uno dei timori principali riguarda l’aumento dei prezzi, fenomeno che potrebbe colpire particolarmente i gruppi più vulnerabili nelle aree rurali, mentre le aziende potrebbero approfittare del cambio di valuta. È noto che nei nuovi stati membri, come Slovacchia, Estonia e Lituania, l’inflazione ha subito un incremento iniziale con l’introduzione dell’euro. Le paure si concentrano soprattutto sull’inflazione dei beni di prima necessità, come le verdure, in zone dove i consumatori hanno minori alternative.

Queste preoccupazioni sono state sottolineate dallo stesso Pekanov, il quale ha riconosciuto che gli elettori rurali non sono necessariamente contrari all’euro in sé, ma temono un incremento del costo della vita. Il presidente bulgaro Rumen Radev ha recentemente scosso l’opinione pubblica proponendo un referendum per ritardare l’adesione all’euro, sebbene la Corte costituzionale bulgara abbia già dichiarato incostituzionale una tale consultazione.

Il primo ministro bulgaro, Rossen Jeliazkov, martedì scorso ha criticato l’idea di un referendum, sottolineando che, in un momento in cui il paese dovrebbe essere sicuro dei vantaggi economici dell’euro, non c’è spazio per un dibattito che possa instillare dubbi tra i cittadini. Attualmente, la Bulgaria soddisfa i criteri per l’accesso alla zona euro, avendo ridotto l’inflazione al tasso richiesto, uno degli ostacoli più importanti finora.

Per aderire all’euro, la Bulgaria deve mantenere il tasso medio di inflazione compreso entro 1,5 punti percentuali rispetto ai tre paesi dell’UE con la minore inflazione. Nel 2024, si trattava di Irlanda, Italia e Lussemburgo. Nel 2023, l’inflazione in Bulgaria era al 4,7%, scesa poi al 2,6% nel 2024, ma si prevede un aumento al 3,6% nel 2025, dovuto principalmente all’incremento dell’IVA su diversi prodotti. Kathryn Carlson ha contribuito alla redazione del report, il quale è stato recentemente aggiornato.

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