Nella pittoresca regione meridionale della Basilicata, nel sud Italia, una preoccupante percentuale dell’acqua potabile disponibile non raggiunge mai le abitazioni. Sebbene il suo stemma includa linee blu a simboleggiare i quattro fiumi principali che solcano il territorio, il popoloso territorio lotta con una gestione inefficace delle risorse idriche. Per anni, la comunità è dipesa dalla diga di Camastra per l’approvvigionamento di acqua, ma eventi recenti hanno evidenziato una vulnerabilità sistemica. La scorsa estate, una siccità inusuale ha prosciugato questo importante bacino, privando dell’acqua ben 29 comuni e imponendo un disagio a migliaia di residenti. Tale situazione critica ha portato il governo nazionale a dichiarare, nello scorso autunno e fino a gennaio, lo stato di emergenza. Un tale disastro ha messo in evidenza la debolezza delle infrastrutture idriche locali, caratterizzate da perdite significative. L’Istat riferisce che oltre il 70% dell’acqua nella capitale della regione, Potenza, non raggiunge i rubinetti a causa di condutture deteriorate.

La situazione in Basilicata è esemplificativa di un problema più esteso nell’Unione Europea, dove diverse regioni etichettano l’acuta gestione inefficace di fiumi e acquiferi come un fattore aggravante delle pressioni idriche. Le infrastrutture della Basilicata, come nel resto del Meridione italiano, risalgono in gran parte agli anni ’40 e ’50, risultando ormai obsolete. Purtroppo, rinnovare l’intera rete idrica risulta un’impresa economicamente insostenibile.

Nell’ambito delle misure atte a mitigare tali difficoltà, la Commissione Europea prevede di presentare il prossimo giugno una Strategia di Resilienza Idrica. Gli esecutivi dell’UE intendono focalizzarsi sulla riduzione delle perdite d’acqua attraverso tecnologie digitali avanzate. Tuttavia, alcuni esperti ritengono che questa visione sia limitata, suggerendo invece un approccio più olistico che includa soluzioni verdi.

La problematica delle reti idriche obsolete non è circoscritta solo alla Basilicata: essa affligge l’intera Italia, dove una significativa parte delle condotte ha decenni. Secondo Federconsumatori, più del 60% delle infrastrutture nazionali risale a più di 30 anni fa, mentre alcune sono più anziane di mezzo secolo. Le perdite d’acqua nel sistema comunale ammontano a più del 42%, un dato rivelato dall’Istat nel suo rapporto del 2024. Mauro Grassi, esperto di insicurezza idrica, ritiene indispensabile avviare ingenti investimenti per rinnovare e gestire meglio queste reti cruciali.

Recentemente, l’Italia ha deciso di indirizzare 1,9 miliardi di euro dai fondi europei per ridurre le perdite idriche, una parte del più ampio Piano di Ripresa e Resilienza EU. Camerine Vaccaro, un esponente dell’Unione Italiana dei Lavoratori, ha richiamato l’attenzione sulla necessità urgente di interventi più concreti a fronte di anni di cattiva amministrazione. Nel contesto di questi sforzi, Vera Corbelli dell’Autorità del Bacino Distrettuale ha sottolineato la necessità di investire saggiamente, utilizzando tecnologie avanzate per monitorare e riparare le parti più vulnerabili della rete, piuttosto che sostituire indiscriminatamente tutte le infrastrutture.

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