Recentemente, il presidente Donald Trump ha organizzato un incontro alla Casa Bianca con i maggiori “investitori” del suo memecoin, una criptovaluta che ha lanciato in coincidenza con il suo ritorno alla guida del paese. Tale iniziativa rappresenta uno dei vari metodi con cui il presidente cerca di trarre vantaggi economici diretti dalla sua posizione di potere. Il semplice annuncio dell’evento serale ha generato un volume d’acquisto sulla moneta digitale rovente, accumulando un ammontare di 150 milioni di dollari. Tuttavia, questo ha portato anche a perdite ingenti per molti che vi avevano riposto fiducia.

Nella stessa giornata, prima della cena, il presidente ha intensificato le sue politiche protezionistiche e di isolamento, dapprima espellendo un gran numero di studenti stranieri dalle prestigiose università americane come Harvard, e successivamente minacciando l’imposizione di dazi aggiuntivi per un valore di 600 miliardi di dollari sui beni provenienti dall’Europa. Questi dazi aumenterebbero notevolmente rispetto a qualche mese fa.

In ambito legislativo, Trump è riuscito a far passare una riforma fiscale alla Camera dei rappresentanti che favorisce soprattutto le fasce di reddito più elevate, aggravando il debito nazionale americano di cinquemila miliardi di dollari. Questo provvedimento prevede anche la tassazione delle rimesse degli immigrati e l’introduzione di una tassazione extra sui guadagni derivanti da investimenti in azioni o obbligazioni statunitensi da parte di residenti stranieri, compresi gli italiani.

Il tasso di cambio del dollaro ha registrato un calo di circa il 2% rispetto alle principali valute internazionali nell’arco di una settimana, riflettendo un crescente clima di sfiducia. Grandi quantità di capitali stanno abbandonando il mercato americano, suggerendo che gli investitori internazionali vogliono mantenere una certa distanza prudente.

Le nuove barriere tariffarie decise da Trump, destinate a superare le precedenti imposte durante il cosiddetto “Liberation Day”, stanno complicando le delicate trattative in corso con l’Europa. Entrambe le parti sembrano parlare linguaggi diversi e i funzionari europei, esperti in negoziati tecnici e giuridici, si trovano di fronte a emissari americani che privilegiano il confronto diretto, con l’intento di smantellare normative a loro scomode.

Nonostante queste tensioni, non è il solo commercio a preoccupare gli investitori; le ambizioni del presidente di ottenere un massiccio taglio fiscale al Senato sono preoccupanti per la solidità fiscale del Paese. La prospettiva di enormi deficit pubblici negli Stati Uniti e il bisogno del Tesoro di ottenere miliardi di finanziamenti aggiuntivi ogni anno sta minando la fiducia globale nel dollaro.

Questo complesso scenario economico-finanziario pone l’accento sull’importanza della credibilità. Nonostante ciò, il presidente attuale sembra perseguire costantemente interessi personali e adottare politiche di corto respiro. Tali scelte minano la reputazione delle istituzioni e mettono in pericolo la stabilità economica futura, non solo per l’America, ma anche a livello globale.

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