In seguito all’introduzione di dazi del 30% da parte degli Stati Uniti sotto la guida dell’attuale presidente, Donald Trump, cresce la preoccupazione tra gli imprenditori italiani che vedono il mercato statunitense come una delle principali destinazioni per i loro beni di alta qualità. Le tensioni commerciali tra Stati Uniti ed Europa sembrano destinate a intensificarsi ulteriormente, con potenziali ripercussioni pesanti su diversi settori del Made in Italy.
Attualmente, circa il 43% delle esportazioni italiane verso gli USA è costituto da prodotti di pregio, come moda, lusso e alimentari, difficilmente sostituibili sul mercato statunitense. Tuttavia, il rischio di dazi elevati potrebbe rendere particolarmente onerosi alcuni prodotti, come il parmigiano reggiano, il cui prezzo al dettaglio potrebbe raggiungere i 50 dollari al chilo, trasformandolo in un bene di lusso per i consumatori americani. Anche il settore vinicolo condivide la stessa ansia, considerando che nel 2024 l’export alimentare italiano verso gli USA ha già raggiunto cifre record.
Oltre all’alimentare, diversi comparti produttivi italiani rischiano di subire contraccolpi significativi. La farmaceutica, l’automotive, la produzione di navi, macchinari e altri beni di lusso si trovano in una posizione di vulnerabilità a causa delle nuove politiche commerciali restrittive degli Stati Uniti. Le regioni italiane come la Sardegna, la Sicilia e il Molise, maggiormente dipendenti dall’export verso gli USA, potrebbero risentire in modo particolare degli effetti negativi di una guerra commerciale.
La svalutazione del dollaro, combinata ai dazi, potrebbe aggravare ulteriormente la situazione economica. Recenti stime di Confindustria suggeriscono un calo delle esportazioni e del PIL dell’Unione Europea, con un impatto negativo sugli investimenti e sull’occupazione. Previsioni simili sono state espresse dalla Banca d’Italia.
Nonostante il clima di tensione, vi è chi spera che il Made in Italy possa resistere grazie alla qualità unica dei suoi prodotti. Tuttavia, nel caso di ulteriori inasprimenti, si corre il rischio di attivare ritorsioni commerciali da parte dell’UE, rischiando di innescare un circolo vizioso che potrebbe danneggiare ulteriormente le economie dei Paesi coinvolti.
Di fronte a tale scenario, l’appello è quello di favorire la competitività mediante politiche industriali più efficienti e una semplificazione normativa che possa alleviare le sofferenze delle imprese europee. Questo approccio mira a ridurre quelle barriere non tariffarie che sono un ostacolo tanto per il commercio quanto per l’industria stessa all’interno dell’UE.
Infine, la possibilità di trovare un terreno comune per mediare tra le varie istanze è stata oggetto di discussione tra la premier Giorgia Meloni e il commissario europeo agli affari economici, Valdis Dombrovskis, nella speranza di trovare una soluzione che eviti l’escalation e garantisca una prospettiva stabile per le relazioni transatlantiche.